Sul matrimonio si fa sempre tanta ironia. Cominciando dalla Genesi (prima lettura): «Il Signore Dio disse: non è bene che l’uomo sia solo, voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». E creò la donna. E un autore francese commenta: «Dio creò l’uomo, e trovando che non era abbastanza solo, gli diede una compagna perché sentisse più acutamente la sua solitudine» (Paul Valéry).
Un opinionista scettico scrive: «Sono stato molto sfortunato con tutte e due le donne che ho sposato. La prima mi ha lasciato, la seconda è rimasta» (James Holt McGavra).
Eppure, all’inizio Dio si era rivelato un romantico creatore di amore. Aveva creato l’uomo e la donna perché l’essere umano potesse dare e ricevere amore. Sapeva che non è bello vivere da soli. E poiché Dio sa fare solo cose perfette, ha fatto in modo che i due diventino «una carne sola». Un amore che non muore, capace di maturare con le stagioni della vita.
Ma l’uomo è stato capace di rovinare tutto. Titolo di un giornale: «Fuga dal matrimonio. I giovani non si sposano più. L’Italia ha toccato il minimo storico dei matrimoni civili e religiosi. Si dice che nel 2030 ci sarà il sorpasso dei single sulle coppie. Così finisce un mito».
Siamo stati capaci di rovinare un capolavoro di Dio! Il matrimonio è entrato in una routine micidiale: egoismo, abitudine, noia…, divorzio, unioni libere e a tempo. Creati per un amore che non muore, abbiamo infranto il sogno dell’amore. Abbiamo creato il fallimento dell’amore!
Gesù parla della «durezza di cuore». Chiediamo a Dio per gli sposi, per le famiglie, per i giovani che si preparano al matrimonio, il dono di un cuore puro, un cuore semplice, un cuore aperto a dare e ricevere amore. Solo così saremo in grado di ricostruire il progetto di Dio.
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
Domenica 6 ottobre, XXVII del Tempo ordinario
Prima lettura: Gn 2, 18-24;
Salmo: 127;
Seconda lettura: Eb 2, 9-11;
Vangelo: Mc 10, 2-16.