Le speranze della Chiesa
Creata il 27 settembre 1870, la diocesi di Lussemburgo, che si estende sull’intero territorio dell’attuale Granducato, fu riconosciuta dallo Stato nel 1873. Da allora, la Chiesa si è appoggiata allo Stato. Ma, con la diversificazione del panorama religioso del Lussemburgo — che ha portato, tra le altre cose, alla separazione tra Chiesa e Stato — e la forte diminuzione del numero di praticanti, come ovunque nell’Europa secolarizzata a partire dalla seconda metà del xx secolo, la Chiesa cattolica in Lussemburgo è una Chiesa in piena ristrutturazione. È nel bel mezzo di questa fase della nostra storia, il 26 settembre, ossia esattamente 154 anni dopo la sua erezione a diocesi, che l’arcidiocesi di Lussemburgo accoglie la visita del Papa. Vedo in questo un messaggio di speranza.
Nel corso degli anni
Il Lussemburgo è un Paese dalla lunga tradizione cristiana. Il Vangelo vi giunse molto presto, fin dal iv secolo. Il Medioevo fu poi un periodo di grande sviluppo della fede. Il vicariato apostolico di Lussemburgo fu creato molto più tardi, il 2 giugno 1840, da Papa Gregorio xvi . Poi la diocesi fu eretta nel settembre 1870 e la chiesa dell’ex collegio dei gesuiti ne divenne la cattedrale. Questa elevazione del vicariato apostolico al rango di diocesi fu sancita con il breve In hac Beati Petri del 27 settembre 1870 di Papa Pio ix . La diocesi di Lussemburgo fu elevata al rango di arcidiocesi con la bolla Sicut homines del 23 aprile 1988 di Papa Giovanni Paolo ii . Queste tappe importanti nella vita della nostra arcidiocesi sono tutti segnali di una Chiesa in piena crescita alla quale, in un dato momento della storia, una forte maggioranza della popolazione lussemburghese dichiarava di appartenere. Nel 1970, il 96 per cento dei lussemburghesi si dichiarava ancora cattolico. Potremmo dire qui che il cristianesimo caratterizzava l’identità del Paese. Per lungo tempo la Chiesa cattolica vi ha occupato una posizione dominante sul piano religioso. Ma oggi non si può più dire altrettanto.
Diversificazione del panorama religioso e separazione tra Chiesa e Stato: una svolta
Al 1º gennaio 2024, il Granducato di Lussemburgo conta 672.050 abitanti, di cui circa il 40 per cento cattolici. Questa differenza di percentuale è il risultato di una forte secolarizzazione (la maggior parte dei lussemburghesi non segue più una religione). A questo bisogna aggiungere una diversificazione del panorama religioso: oltre alle comunità protestanti ed ebraiche, presenti da lungo tempo, sono sorte comunità di cristiani evangelici e ortodossi, come pure di musulmani e seguaci di altre vie spirituali, che si sono sviluppate grazie all’immigrazione (il 47,3 per cento delle persone che vive oggi in Lussemburgo è originario di 170 Paesi diversi) o a percorsi di conversione. Per rispondere all’evolversi della società lussemburghese e all’aumento del numero di praticanti delle religioni riconosciute in tutto il Paese — ossia, accanto alla Chiesa cattolica, la comunità israelita, la Chiesa anglicana, la Chiesa ortodossa, la Chiesa protestante e la comunità musulmana — il 26 gennaio 2015 è stata firmata una “Convenzione tra lo Stato del Granducato di Lussemburgo e le comunità religiose presenti in Lussemburgo”. La firma di questa Convenzione costituisce una tappa decisiva nella separazione tra Stato e Chiesa e inaugura una nuova era per la nostra Chiesa.
L’appello a un profondo rinnovamento della Chiesa locale
In Lussemburgo avevamo una tradizione che risaliva a Giuseppe ii d’Austria (1741-1790). Di fatto la Chiesa si è sempre appoggiata allo Stato. Benché oggi sia da deplorare l’abolizione dell’educazione religiosa nelle scuole pubbliche, della retribuzione statale ai nuovi agenti pastorali o della manutenzione dei luoghi di culto, tutte conseguenze della separazione tra Stato e Chiesa, bisogna vedere in tale separazione un appello a un profondo rinnovamento della nostra Chiesa locale. Questo appello diventa più pressante di fronte alla secolarizzazione che caratterizza oggi l’Europa, e dunque anche il Lussemburgo.
L’epoca di un cattolicesimo popolare, scandito da processioni nelle strade, è di fatto finita. Non si tratta più per noi di guardare indietro, nella speranza di restaurare quella Chiesa che esisteva ancora mezzo secolo fa. Dobbiamo ormai cercare di scoprire le tracce di Dio nella secolarizzazione attuale. Nella cultura del nostro tempo ci sono cose che si oppongono a Dio, è evidente. Ma ci sono anche tracce della sua presenza, ben reali. E se non riusciamo a individuare queste tracce, non possiamo proclamare il Vangelo. Ma la Chiesa deve proclamare il Vangelo, non è un’opzione. Per Papa Francesco, che sarà in Lussemburgo domani, 26 settembre, la missione passa per l’inculturazione. È questo a nutrire la nostra speranza.
Papa Francesco messaggero della speranza sulle orme di san Villibrordo
San Villibrordo è il secondo patrono del Granducato. I primi missionari in Lussemburgo furono di fatto romani. Durante l’epoca merovingia il Paese fu rievangelizzato da san Villibrordo e dai suoi compagni. Perciò per noi è il patrono della nuova evangelizzazione. Ogni anno, a Echternach, nell’est del Paese, il martedì di Pentecoste, migliaia di pellegrini vengono a danzare, pregare con il cuore e con il corpo, perpetuando così una tradizione vecchia più che millenaria in onore di San Villibrordo, evangelizzatore del vii secolo. È il segno di una possibilità sempre aperta dell'evangelizzazione.
Anche Papa Francesco è un pastore della nuova evangelizzazione. È l’uomo che invita a non aver paura dei cambiamenti. Anzi, abbiamo bisogno dei cambiamenti. Quando Gesù si rivolge a Zaccheo, non gli dice: «Convertiti, e vedremo, forse verrò a casa tua quando avrai fatto il passo…». Al contrario. Lo raggiunge nel profondo della sua vita, va a casa sua, e allora Zaccheo si converte. La nostra Chiesa, se vuole proseguire la sua missione, deve fare lo stesso: annunciare un messaggio che tocchi gli uomini del nostro tempo nella loro vita, esplorare la cultura attuale per scoprirvi la presenza di Dio. È una cosa fondamentale per Papa Francesco.
Con Maria, Consolatrice degli Afflitti, patrona della città e del Paese di cui celebriamo il quarto centenario, e alla quale Papa Francesco, domani offrirà una Rosa d’Oro nella cattedrale di Lussemburgo, guardiamo al futuro con grande speranza.
di Jean-Claude Hollerich
Cardinale arcivescovo di Luxembourg