· Città del Vaticano ·

La sopravvivenza di Robinson Crusoe sulla sua isola grazie all’arte di uso e riuso

Gioia (e vulnerabilità)
delle piccole cose

 Gioia (e vulnerabilità)   delle piccole cose  QUO-216
24 settembre 2024
Se non avesse saputo mettere in pratica l’arte dell’uso e del riuso, Robinson Crusoe non sarebbe potuto sopravvivere da solo (a parte la successiva compagnia di un pappagallo e del fido compagno da lui chiamato Venerdì) in un’isola per ventotto anni. Di naufragio in naufragio, il protagonista dell’omonimo romanzo di Daniel Defoe, finisce — unico superstite di tutto l’equipaggio — su una lingua di terra situata presso le foci del fiume Orinoco, nell’America meridionale. In condizioni impervie, Crusoe non si perde d’animo e quell’isola, dapprima vista come ostile, diventerà la “sua” isola, tanto che vi farà definitivo ritorno anche quando, riapprodato in Inghilterra, scoprirà di essere diventato ricco. L’isola non è brulla e offre sufficiente materiale per poter condurre una vita normale. Ma questo ...

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