· Città del Vaticano ·

Presentato il viaggio papale in Lussemburgo e Belgio

Nel cuore dell’Europa
per parlare di pace
clima e migrazioni

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23 settembre 2024

Dai confini del mondo, al cuore dell’Europa. Un nuovo viaggio internazionale, il 46° del pontificato, dopo il grande pellegrinaggio nel Sud-Est asiatico e in Oceania, attende il Papa nei prossimi giorni: Lussemburgo e Belgio. Due Paesi, crocevia della storia del Vecchio continente e centri finanziari e amministrativi dell’Unione europea, dove Francesco si recherà su invito dei Gran Duchi e dei Reali dal 26 al 29 settembre prossimi, andando a portare una parola sui temi della pace, delle migrazioni, dell’emergenza climatica, del futuro dei giovani. Senza dimenticare questioni di attualità ecclesiale quali il ruolo del cristianesimo in società in balia di secolarizzazione e indifferenza, il contributo dell’educazione cristiana (il sesto centenario dell’Università cattolica di Lovanio, fondata nel 1425, è uno dei motivi del viaggio) e la piaga degli abusi, molto sofferta in Belgio specie col caso del vescovo emerito di Bruges, Roger Vangheluwe, 87 anni, dimesso a marzo dallo stato clericale per violenze su minori.

A offrire dettagli e chiavi di lettura della nuova trasferta all’estero di Jorge Mario Bergoglio è stato Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che ha rassicurato anche sulle condizioni di salute del Pontefice il quale oggi ha annullato le udienze previste per «un lieve stato influenzale»: «Nessun aggiornamento. Per il momento resta tutto esattamente come previsto». Anche questo viaggio, ha ricordato il portavoce vaticano, si inserisce nel solco delle visite di Giovanni Paolo ii nei due Paesi nel 1985: basti ricordare l’incontro di Wojtyła con gli studenti della Katholieke Universiteit Leuven e la comunità accademica della Université Catholique de Louvain. All’inverso, i due appuntamenti sono previsti pure nel programma di Francesco che si chiuderà, tra l’altro, con la beatificazione durante la Messa allo stadio “Re Baldovino” della venerabile Anna de Jesus. Pure questo un parallelismo con Giovanni Paolo ii che in Belgio, nel ’95, elevò agli onori degli altari san Damiano de Veuster, noto come Damiano di Molokai, grande missionario belga che morì tra i lebbrosi delle Hawaii a cui aveva prestato servizio a costo della vita. Prima di lui tanti altri santi gettarono nei secoli i semi del cristianesimo in queste terre dove oggi i cattolici sono circa 8.400 in Belgio e meno di 300 in Lussemburgo. «La secolarizzazione è un tema, ma più ancora lo è forse la sfida della testimonianza cristiana in un’Europa in cui il cristianesimo è meno conosciuto, piena di domande, molte inespresse, con una percezione di declino» ha sottolineato Bruni. «Ci sono già dei tentativi di risposta in seno a queste comunità che avranno modo di ricevere un incoraggiamento da parte del Papa».

Ma oltre alle comunità cattoliche — anche provenienti da Paesi vicini — il Pontefice porterà il suo messaggio in due Paesi di grande «peso politico». Una parte di mondo «a cui gli altri guardano» quella che visiterà Francesco e la sua parola sarà «una parola detta al cuore dell’Europa», anche «sul ruolo che vuole rivestire nel prossimo futuro» per l’accoglienza e la solidarietà tra nazioni, in passato esse stesse «vittime» di occupazione e distruzione, che oggi risentono delle lacerazioni provocate dai conflitti in corso.

La pace sarà infatti uno dei principali temi dei sette discorsi, tutti in italiano, che Papa Francesco pronuncerà. «Un richiamo — ha detto Bruni — anche alla memoria di quelle terre che fortemente hanno desiderato e lavorato per creare le condizioni di pace dopo la sofferenza patita con la guerra, mentre l’Europa rischia di essere nuovamente trascinato in un conflitto». Da non dimenticare che il Papa si rivolge poi a «un continente che si interroga seriamente sulle questioni ambientali».

A queste tematiche si intreccia, come detto, quella dell’educazione cattolica e del suo ruolo in un’epoca frammentata. I due citati incontri alla Katholieke Universiteit Leuven e alla Université Catholique de Louvain (il 27 e il 28 settembre) daranno occasione per capire «cosa il cristianesimo ha ancora da dire alla cultura europea». Interessante in quest’ottica la scelta, durante l’incontro coi docenti dell’Università di Lovanio, la proiezione di un video sull’assistenza ai rifugiati, probabilmente — ha detto Bruni — per portare all’attenzione la sfida della «trasformazione» degli ultimi anni con la presenza dei rifugiati in istituzioni universitarie.

Non è mancato al momento delle domande un cenno alla questione degli abusi del clero, alla luce anche delle notizie diffuse dalla stessa Conferenza Episcopale belga di un possibile incontro del Papa con 15 vittime. Il direttore della Sala stampa non ha dato conferme: «Il programma è questo illustrato. Se ci fosse un incontro specifico, in accordo con le vittime, daremo delle informazioni». In merito alla vicenda dell’ex vescovo Vangheluwe, Bruni ha spiegato che il Papa è «a conoscenza della difficoltà, dei drammi e della sofferenza che ci sono stati in Belgio, certamente possiamo aspettarci un riferimento a questo».

Al viaggio non sarà presente il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in missione a New York; saranno invece nel seguito i cardinali Robert Prevost e Marcello Semeraro, rispettivamente prefetti dei Dicasteri per i Vescovi e delle Cause dei Santi.

di Salvatore Cernuzio