Ascoltare i popoli
Da un lato, la tensione «molto alta» che si vive sui «fronti di guerra» in tanti Paesi del mondo. Dall’altro, «la voce di popoli, che chiedono la pace», una voce alla quale occorre prestare ascolto. Lo ha detto Papa Francesco ieri, domenica 22 settembre, all’Angelus guidato dalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico vaticano.
Ai fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti lo seguivano attraverso i media, il Pontefice ha lanciato un nuovo appello a non dimenticare in particolare «la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar», invitando a pregare per la pace.
Il pensiero del Santo Padre è andato, quindi, ai detenuti, affinché «siano in condizioni di dignità». «Ognuno può sbagliare — ha sottolineato —. Essere detenuto è per riprendere una vita onesta dopo». Francesco si è inoltre unito al lutto della Chiesa in Honduras per l’uccisione di Juan Antonio López, delegato della Parola di Dio, coordinatore della pastorale sociale della diocesi di Trujillo e membro fondatore della pastorale dell’ecologia integrale. Condannando «ogni forma di violenza», il Papa si è detto «vicino a quanti vedono calpestati i propri diritti elementari e a quelli che si impegnano... in risposta al grido dei poveri».
In precedenza, il Vescovo di Roma aveva introdotto la recita della preghiera mariana commentando il Vangelo proposto dalla liturgia (Mc 9, 30-37) in cui Gesù «insegna che il vero potere non sta nel dominio dei più forti, ma nella cura dei più deboli».