I cumuli di sabbia che emergono dal fiume Solimões, uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni, sono l’istantanea della grave siccità con cui si trova a fare i conti il Brasile. Secondo i dati del Centro brasiliano di monitoraggio e allerta sui disastri naturali (Cemaden), si tratta della siccità «più intensa e diffusa» mai registrata nel Paese.
A Tabatinga, al confine tra Brasile e Colombia, il fiume Solimões è calato a un livello di quasi 4 metri e mezzo inferiore alla media di settembre. Ma anche più a est, sulle sponde del lago Tefé, un ramo del Solimões si è quasi prosciugato aggravando la condizione che il bacino soffre ormai da mesi: già alla fine dello scorso anno, infatti, circa 200 delfini di acqua dolce erano morti a causa dell’impatto della siccità sul loro habitat naturale.
Situazione molto grave anche più a nord, lungo le rive del Rio Negro, mentre pure l’area portuale della capitale amazzonica Manaus registra un calo delle acque di oltre due metri e montano i timori di una siccità peggiore di quella della fine del 2023. Secondo Cemaden, la scorsa settimana c’erano più di 100 comuni dell’Amazzonia brasiliana che non vedevano pioggia da oltre 150 giorni.
La seconda stagione delle piogge mancata ha un impatto non trascurabile sulla vita degli abitanti di questa regione, tanto ricca dal punto di vista naturalistico quanto fragile: i residenti di Manacapuru, lungo il fiume Solimões, stanno già sperimentando notevoli difficoltà nel trasporto di rifornimenti vitali, come cibo e acqua potabile poiché le barche non riescono più a navigare. E preoccupa il fatto che gli attuali livelli di siccità precedono l’arrivo della stagione calda ormai alle porte nell’emisfero australe. Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha già dato il via libera al ritorno dell’ora legale nel caso fosse necessario per affrontare una crisi energetica e si sta lavorando a un piano di emergenza al fine di evitare un’estate di ripetuti blackout. Uno sguardo allargato alla regione non induce a maggiore ottimismo. La siccità, in diverse zone accompagnata da una grave ondata di incendi, sta colpendo numerose aree del Sud America, con un pesante impatto sulla navigabilità dei fiumi. Notizie preoccupanti in questo senso arrivano dall’idrovia Paraguay-Paraná - un’arteria di 3.400 chilometri che attraversa Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay – dove livelli idrometrici minimi stanno obbligano le navi a limitare il carico di derrate. Un risvolto gravido di conseguenze per i Paesi interessati, visto che si tratta di un fiume che consente l’esportazione di milioni di tonnellate di prodotti agricoli. (valerio palombaro)