· Città del Vaticano ·

A Parigi l’annuale incontro per la pace della Comunità di Sant’Egidio

Una protesta
contro la guerra

 Una protesta contro la guerra  QUO-213
20 settembre 2024

L’Incontro internazionale di Parigi, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi della città, non sarà un tentativo di fare mediazione sulla pace, quanto piuttosto una protesta contro la guerra, dando voce a chi la soffre. Sarà poi un momento di confronto su come poter essere credibili, come uomini e donne di pace, per il futuro del modo, davanti alle giovani generazioni. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, in conferenza stampa questa mattina, ha presentato così, assieme all’arcivescovo di Parigi, monsignor Laurent Ulrich, l’annuale appuntamento nello spirito di Assisi, che quest’anno si svolge nella capitale francese, dal 22 al 24 settembre, dal tema «Immaginare la pace».

«In un momento in cui si vive un tempo buio e oscuro — indica Impagliazzo — vedere la luce della pace va immaginato, perché la pace non è più all’ordine del giorno». In una Francia che ha vissuto e sofferto le due guerre mondiali, le religioni, e con loro rappresentanti della cultura, della politica, della società civile, filosofi e umanisti, provenienti da tutto il mondo, si riuniscono per riaffermare che, nonostante la parola pace sembri scomparsa dal «vocabolario geopolitico dell’opinione pubblica», resta ferma la speranza nel dialogo e nell’incontro tra uomini e donne. A Parigi non vi saranno «mediazioni nascoste», precisa Impagliazzo, ma sarà un riunirsi in nome della speranza, dove ognuno potrà parlare liberamente.

Tra soltanto due settimane ricorrerà il primo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele, e Sant’Egidio, spiega il presidente della Comunità, ha deciso di non concentrarsi con forum specifici su uno scenario o sull’altro di guerra, quanto piuttosto di riaffermare, dopo una iniziale incertezza se dare vita o meno all’incontro a causa della situazione internazionale, che «la ricerca della pace non si deve fermare perché ci sono milioni di persone che soffrono per la guerra, persone che non hanno voce nella comunità internazionale, la cui sofferenza non viene ascoltata perché il rumore delle armi è troppo forte». La scelta degli organizzatori è stata quindi quella di assumersi «questo grido di pace che arriva da molti luoghi» e se tra i partecipanti ci saranno discussioni sulla questione «saranno riservate e private». Da Gerusalemme, da Nazareth così come da Betlemme, si alza «l’urlo di sofferenza di chi si trova in guerra ma che vuole restare per mantenere quanto possibile i legami e per preparare il dopo guerra, quando sarà possibile immaginarlo», testimonia l’arcivescovo Ulrich appena rientrato da Israele. Anche nelle situazioni di guerra e odio, è la sua indicazione, «c’è chi tiene accesa la piccola fiamma del desiderio delle religioni di conservare e preservare lo spirito di pace».

L’appuntamento di Parigi segna la trentottesima tappa all’interno di un cammino avviato dall’incontro delle religioni per la pace voluto ad Assisi, il 27 ottobre del 1986, da Giovanni Paolo ii , quest’anno ospitata da una città «che ha una storia importante nella costruzione della pace che è nella vocazione della capitale — prosegue l’arcivescovo — e che nel 2024 vive una congiuntura particolare, segnata dagli appena trascorsi giochi olimpici e paralimpici, dall’incontro di Sant’Egidio, e dall’effervescenza che si vive in prossimità dell’8 dicembre, giorno dell’inaugurazione della Cattedrale di Notre-Dame», il cui sagrato ospiterà la cerimonia finale.

All’assemblea inaugurale, domenica 22 settembre, presso il Palazzo dei Congressi, sarà presente anche il capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, oltre alle autorità cittadine, tra loro il sindaco Anne Hidalgo, e ai rappresentanti delle religioni abramitiche: il rettore della grande moschea di Parigi, il rabbino capo di Francia, l’arcivescovo di Parigi, ai quali si unirà l’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunità Anglicana, Justin Welby. Accanto a loro, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, e la testimonianza di una donna afghana, arrivata in Europa attraverso i corridoi umanitari che Sant’Egidio ha aperto in Italia, Francia e Belgio. I giorni successivi saranno segnati da 21 forum su tematiche diverse: dalle migrazioni al futuro dell’Europa, dal ruolo del Mediterraneo alla democrazia messa alla prova, dall’Africa alla sfida delle fedi in Asia, dalla solidarietà con i poveri al nucleare, al dialogo tra le religioni. L’ultimo giorno, martedì, durante la cerimonia finale, si accenderà il candelabro della pace, si terrà un momento di silenzio per le vittime delle guerre e si leggerà l’appello per la pace firmato da tutte le religioni.

di Francesca Sabatinelli