Il 45° viaggio internazionale di Papa Francesco - Singapore
Uscire dalle zone “confortevoli” per trovare
È stato con i giovani di differenti religioni l’ultimo appuntamento di Papa Francesco a Singapore, tappa conclusiva del 45° viaggio del pontificato. Nella mattina di oggi, venerdì 13 settembre, prima di raggiungere l’aeroporto per congedarsi dal Paese asiatico, il Pontefice si è recato presso il Catholic Junior College per incontrare le nuove generazioni. Dopo aver ascoltato i saluti del cardinale arcivescovo e del ministro della Cultura, della Comunità e della Gioventù, e le testimonianze di tre giovani — un indu, una sikh e una cattolica — il vescovo di Roma ha pronunciato a braccio il discorso che pubblichiamo di seguito.
Grazie! Grazie per le vostre parole.
Tre parole che avete detto mi hanno colpito: “critici da salotto”, “zona di comfort” e “tecnologia” come dovere di usarla e anche rischio di usarla. Questo è il discorso che avevo preparato ma adesso andiamo [spontaneamente].
La gioventù è coraggiosa e alla gioventù piace andare verso la verità. Fare cammino, fare creatività. E la gioventù deve stare attenta a non cadere in quello che tu hai detto, i “critici da salotto”, parole parole... Un giovane dev’essere critico. Un giovane che non critica non va bene. Ma dev’essere costruttivo nella critica, perché c’è una critica distruttiva, che fa tante critiche ma non fa una strada nuova. Io domando a tutti i giovani, ad ognuno: tu sei critico? Hai il coraggio di criticare e anche il coraggio di lasciarti criticare dagli altri? Perché, se tu critichi, l’altro critica te. Questo è il dialogo sincero tra i giovani.
I giovani devono avere il coraggio di costruire, di andare avanti e uscire dalle zone “confortevoli”. Un giovane che sceglie di passare sempre la sua vita in modo “confortevole” è un giovane che ingrassa! Ma non ingrassa la pancia, ingrassa la mente! Per questo dico ai giovani: “Rischiate, uscite! Non abbiate paura!”. La paura è un atteggiamento dittatoriale che ti rende paralitico, ti procura una paralisi. È vero che tante volte i giovani sbagliano, tante, e sarebbe bello che ognuno di noi, che ognuno di voi, giovani, pensaste: quante volte ho sbagliato? Ho sbagliato perché ho incominciato a camminare e ho fatto degli errori nel cammino. E questo è normale, l’importante è rendersi conto di aver sbagliato. Faccio una domanda, vediamo chi mi risponde di voi. Cosa è peggio? Sbagliare perché faccio un cammino o non sbagliare perché rimango chiuso in casa? Tutti, la seconda! Un giovane che non rischia, che ha paura di sbagliare è un vecchio! Capito? Voi avete parlato dei media, oggi ci sono tante capacità, tante possibilità di usare i media, il telefonino, la televisione. Io vi domando: è buono usare i media o non è buono? Pensiamo: un giovane che non usa i media, com’è quel giovane? Chiuso. Un giovane che vive totalmente schiavo dei media com’è quel giovane? È un giovane disperso. Tutti i giovani devono usare i media ma usare i media perché ci aiutino ad andare avanti, non perché ci rendano schiavi. Understood? Siete d’accordo o no?
Una delle cose che più mi ha colpito di voi giovani, di voi qui, è la capacità del dialogo interreligioso. E questo è molto importante, perché se voi incominciate a litigare: “La mia religione è più importante della tua…”, “La mia è quella vera, la tua non è vera…”. Dove porta tutto questo? Dove? Qualcuno risponda, dove? [qualcuno risponde: “La distruzione”]. È così. Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono — faccio un paragone — come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. “Ma il mio Dio è più importante del tuo!”. È vero questo? C’è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini. Understood? Ma per il dialogo interreligioso fra i giovani ci vuole coraggio. Perché l’età giovanile è l’età del coraggio, ma tu puoi avere questo coraggio per fare cose che non ti aiuteranno. Invece puoi avere coraggio per andare avanti e per il dialogo.
Una cosa che aiuta tanto è il rispetto, il dialogo. Io vi dirò una cosa. Non so se succede qui, in questa città, ma in altre città succede. Fra i giovani c’è una cosa brutta: bullying. Io domando a voi: chi è il più coraggioso o la più coraggiosa per dirmi cosa pensa del bullying? [alcuni giovani rispondono] Mi è piaciuto, ognuno ha dato una definizione con un aspetto diverso del bullying. Ma sempre, sia il bullying verbale sia il bullying fisico, sempre è un’aggressione. Sempre. E pensate, nelle scuole o nei gruppi giovanili o di bambini, il bullying lo fanno con coloro che sono più deboli. Per esempio, con un bambino o una bambina disabile. E noi abbiamo visto qui questo bel ballo con bambini disabili! Ognuno di noi ha le proprie abilità e le proprie disabilità. Tutti abbiamo abilità? [rispondono: “Yes!”] E tutti abbiamo qualche disabilità? [rispondono: “Yes!”] Anche il Papa? Yes, all, all! E come noi abbiamo le nostre disabilità, dobbiamo rispettare le disabilità degli altri. You agree? E questo è importante; perché dico questo? Perché superare queste cose aiuta in quello che voi fate, il dialogo interreligioso. Perché il dialogo interreligioso si costruisce con il rispetto degli altri. E questo è molto importante.
Qualche domanda? No? Io voglio ringraziare e ripetere quello che Raaj ci ha detto: fare tutto il possibile per mantenere un atteggiamento coraggioso e promuovere uno spazio in cui i giovani possono entrare e dialogare. Perché il vostro dialogo è un dialogo che genera un cammino, che fa strada. E se voi dialogate da giovani, dialogherete anche da grandi, da adulti, dialogherete come cittadini, come politici. E vorrei dirvi una cosa sulla storia: ogni dittatura nella storia, la prima cosa che fa è tagliare il dialogo.
Vi ringrazio di queste domande e sono contento di incontrare i giovani, incontrare questi coraggiosi, quasi “sfacciati”, sono bravi! Auguro che tutti voi giovani andiate avanti con speranza e non andiate indietro! Rischiate! Altrimenti cresce la pancia! God bless you and pray for me, I do for you.
E adesso, in silenzio, preghiamo gli uni per gli altri. In silenzio.
Che Dio benedica tutti noi. E quando passerà un po’ di tempo e voi non sarete più giovani, sarete grandi e sarete anche nonni, insegnate tutte queste cose ai bambini. God bless you and pray for me, don’t forget! But pray for, not against!