Un contributo peculiare
È stato un giorno di festa quello di oggi, giovedì 12, per i cattolici di Singapore, appena il sei per cento della popolazione, perché è stato quello dell’incontro con il Papa, che nel pomeriggio ha celebrato la messa nello Stadio Nazionale. Un piccolo gregge che fin dall’arrivo dei primi missionari dal Portogallo nel xvi secolo ha però offerto un contributo peculiare allo sviluppo non solo spirituale del Paese, ma anche nell’educazione, nella sanità e nell’assistenza. Oggi la Chiesa a Singapore si prende cura di 395.000 cattolici, con 29 chiese parrocchiali, tre chiese devozionali, 53 scuole, 47 organizzazioni umanitarie e due istituzioni sanitarie. La metà dei cattolici della città-Stato frequentano abitualmente le chiese, dove le messe sono prevalentemente celebrate in inglese, ma anche in mandarino, tamil e in altre lingue del sudest asiatico.
Francesco è venuto qui per loro — lo aveva detto la mattina davanti alle autorità del Paese — per confermarli nella fede «ed esortarli a proseguire con gioia e dedizione la collaborazione con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per la costruzione di una società civile sana e coesa, per il bene comune e per una testimonianza cristallina della propria fede».
La precedente visita di Giovanni Paolo II
Dunque un avvenimento significativo per questa Chiesa, a 38 anni dalla visita di Giovanni Paolo ii . Un appuntamento che chi ha potuto, non ha voluto mancare. Ad attendere Francesco nel moderno stadio c’erano 50.000 persone, tra le quali fedeli provenienti anche da Malaysia, Filippine, Corea del Sud, Sri Lanka, Vietnam, Brunei e Taiwan, nonché da Macao e Hong Kong. Al suo ingresso a bordo di una golf cart, il Pontefice è stato accolto con grandissimo entusiasmo, con cori e acclamazioni che lo hanno accompagnato mentre compiva il giro lungo l’anello sotto le tribune, fermandosi a salutare e benedire numerosi bambini e alcuni malati. Poi, mentre si recava in sacrestia, come se si fosse in una qualsiasi chiesa, nello stadio sono risuonati i rintocchi di una campana.
Quindi mentre si avviava la processione d’ingresso, il Papa è salito sul palco, dove dietro l’altare era stato posto un grande crocifisso e su un lato una statua della Madonna, per dare inizio alla celebrazione nella memoria del Santissimo Nome di Maria.
In preghiera per le vittime del tifone in Vietnam
La messa è stata celebrata in inglese, con le intenzioni dei fedeli lette anche in cinese, tamil e malese. Si è pregato anche in vietnamita per le vittime del tifone che ha colpito il vicino Paese asiatico.
Con il Pontefice hanno concelebrato porporati e presuli asiatici, tra i quali i cardinali William Goh, arcivescovo di Singapore, Stephen Chow Sau-yan, vescovo di Hong Kong, Sebastian Francis, vescovo di Penang, Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangoon, Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo emerito di Bangkok, e George Alencherry, arcivescovo maggiore emerito di Ernakulam-Angamaly dei siro-malabaresi; il presidente della Conferenza episcopale della Malaysia e arcivescovo di Kuala Lumpur, Singapore e Brunei, Julian Leow. Con loro anche numerosi sacerdoti giunti da altri Paesi dell’Asia e gli ecclesiastici del seguito papale.
Ad arricchire la liturgia una grande corale di adulti e ragazzi composta dai cori delle 32 chiese di Singapore e da studenti di dieci scuole missionarie, mentre ad accompagnarli un’orchestra in cui suonano ragazzi, cattolici e non, di quattro scuole.
Nell’omelia Francesco ha preso spunto «dalle grandi e ardite architetture» della città, dai suoi moderni grattacieli, sottolineando come all’origine di queste costruzioni non ci siano, «come molti pensano, prima di tutto i soldi, né la tecnica e nemmeno l’ingegneria — tutti mezzi utili, molto utili —, ma c’è l’amore» ha detto. E ha aggiunto che «se qualcosa di buono c’è e rimane in questo mondo, è solo perché, in infinite e varie circostanze, l’amore ha prevalso sull’odio, la solidarietà sull’indifferenza, la generosità sull’egoismo». Inoltre, ha proseguito il Papa, oltre lo stupore per le grandi opere fatte dall’uomo, occorre ricordare che «c’è una meraviglia ancora più grande da abbracciare con ancora maggiore ammirazione e rispetto: e cioè i fratelli e le sorelle che incontriamo ogni giorno sul nostro cammino, senza preferenze e senza differenze».
In dono una scultura del Sacro Cuore
Al termine della messa, il cardinale Goh, ha ringraziato il Pontefice per la sua presenza. «Senza dubbio — ha affermato — la visita pastorale di Sua Santità ha acceso la fiamma della nostra fede per farla risplendere ancora di più in noi».
E a nome della Chiesa di Singapore il porporato ha donato una scultura del Sacro Cuore di Gesù a Francesco che ha ricambiato con l’offerta di un calice.
Al termine il Papa è rientrato in automobile al St. Francis Xavier Retreat Centre, sua residenza qui nel Paese, per trascorrervi l’ultima notte “asiatica” di questo lungo, entusiasmante viaggio.
dal nostro inviato
Gaetano Vallini