Particolare consonanza con il discorso di Papa Francesco è emersa dal saluto rivoltogli dal presidente della Repubblica di Singapore, Tharman Shanmugaratnam, in occasione dell’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico, svoltosi stamane, 12 settembre, presso il NUS University Cultural Centre.
Papa Bergoglio, ha detto il capo della città-Stato, è il secondo Pontefice a visitare il Paese dopo san Giovanni Paolo ii che vi giunse 38 anni fa, nel 1986. Francesco, ha aggiunto, «è stata una voce appassionata a livello mondiale contro la guerra. Ha continuamente richiesto che si compissero sforzi per promuovere armonia e dialogo tra gruppi e fedi differenti». E questo è un tema «che trova un’eco nei singaporiani»: «Siamo una società multirazziale, multireligiosa e multiculturale. C’è stato un tempo nella nostra storia in cui queste realtà hanno dato vita a tensioni intercomunitarie. Per noi, dunque, la solidarietà e l’armonia sono state e continueranno a essere tratti centrali del nostro sviluppo nazionale» ha detto Shanmugaratnam, ricordando i tratti salienti della storia della città-Stato.
Centrale anche il riferimento alla tolleranza: a Singapore, ha sottolineato, la diversità non è solo «tollerata», ma anche «abbracciata e vista come apportatrice di ricchezza nelle nostre vite».
Allo stesso modo, ha aggiunto, la fratellanza umana è tra le «sfide fondamentali» della contemporaneità, poiché «l’ordine globale si sta indebolendo e conflitto e aggressione non danno tregua». Proprio per questo, «creare l’armonia multiculturale è un lavoro costante».
In un territorio all’interno del quale «comunità etniche e religiose diverse convivono pacificamente», protette dalle discriminazioni grazie alla Costituzione, un riconoscimento specifico è andato poi ai leader religiosi, i quali «svolgono un ruolo fondamentale nel guidare le loro comunità a comprendere e praticare le proprie credenze religiose, promuovendo al tempo stesso norme e valori condivisi con altri». Si tratta, ha evidenziato Shanmugaratnam, di uno «spirito di apertura» che è frutto di sforzi decennali costanti per costruire la Nazione e «promuovere l’armonia razziale e religiosa».
Sussistono tuttavia alcuni aspetti bisognosi di un miglioramento: il presidente ha fatto riferimento, in particolare, alla sostenibilità, esprimendo al contempo apprezzamento per l’impegno della Chiesa nella salvaguardia del creato, ben esplicitato dal sostegno del Pontefice all’Accordo di Parigi del 2015 e dalla sua esortazione a impegnarsi per un accordo sull’azione climatica alla cop28 , ovvero la 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici svoltasi a Dubai tra il novembre e il dicembre scorsi. In egual modo, Shanmugaratnam ha ricordato che l’enciclica Laudato si’, esorta «le persone a riconoscere che siamo custodi e amministratori della nostra casa comune». Questo messaggio, ha aggiunto, «è ancor più importante in un momento in cui il mondo fatica a rispondere alla crescente domanda energetica, mentre compie la transizione verso energie pulite. E in un mondo che deve sfamare una popolazione globale crescente evitando al tempo stesso un ulteriore degrado ambientale».
Al riguardo, il presidente ha citato alcuni progetti portati avanti da Singapore per promuovere la sostenibilità, divenuta «una priorità della Nazione sin dalla sua indipendenza 59 anni fa». In equilibrio tra sviluppo e responsabilità, infatti, il territorio è stato reso via via sempre più verde, fino a divenire oggi una “città della natura”. E pratiche virtuose sono state avviate anche per evitare gli sprechi idrici, favorendo il riciclo di acqua usata e la desalinizzazione.
Sul fronte della lotta alla crisi climatica, inoltre, Singapore ha varato un Green Plan 2030 che mira a quadruplicare l’energia solare e a ridurre i rifiuti destinati alle discariche, puntando anche «verso un’economia a basse emissioni di carbonio».
Un ulteriore ringraziamento Shanmugaratnam ha voluto rivolgerlo infine alla Chiesa cattolica «per i contributi diretti e concreti che ha dato» al Paese asiatico nel corso dei decenni, soprattutto attraverso «le istituzioni cattoliche che si occupano di educazione, assistenza sanitaria e benessere sociale». Molti singaporiani di tutte le razze e credenze, infatti, hanno beneficiato degli anni trascorsi nelle scuole cattoliche più antiche della nazione, «dove — ha concluso — hanno ricevuto sia conoscenza, sia uno spirito di compassione e di servizio».