Cattolici aperti alle altre fedi e generosi nella carità
La Chiesa che ha accolto Papa Francesco a Singapore, ultima tappa del suo 45° viaggio apostolico (il più lungo per durata e chilometri percorsi), è una comunità vivace, in continuo fermento. Nella città-stato del sud-est asiatico — con poco più di 5 milioni di abitanti e un carattere dal sapore cosmopolita dovuto alla sua naturale vocazione all’immigrazione che nel tempo ha permesso la composizione di una popolazione formata in prevalenza da cinesi, malesi e indiani — i cattolici sono quasi 400.000, più o meno il 9 per cento. Piccoli granelli di sale che continuano a fecondare una terra nella quale il confronto della Chiesa locale con i fedeli delle altre confessioni religiose (come i buddisti, che sono la maggioranza, i musulmani, gli induisti e i taoisti) rimane una cifra distintiva e irrinunciabile, come ha più volte ricordato il cardinale William Seng Chye Goh, arcivescovo di Singapore. «La nostra realtà di fede è variegata, non chiusa nelle forme tradizionali ma aperta alle moltissime esperienze nate negli ultimi cinquant’anni», conferma in un colloquio con «L’Osservatore Romano» il sacerdote Timothy Yeo, parroco di Nostra Signora Regina della Pace, struttura moderna costruita in pieno centro cittadino. Da profondo conoscitore delle dinamiche e delle prospettive ecclesiali, il presbitero non solo mette orgogliosamente in evidenza come l’arcidiocesi di Singapore, l’unica di tutto il Paese nella quale è strutturata la Chiesa locale, sia in costante e proficuo dialogo con le altre realtà cristiane ma mette l’accento anche su un altro fiore all’occhiello, vero e proprio fronte missionario, quello della carità: «La nostra è una Chiesa generosa che sente la gioia di contribuire alle varie attività legate all’arcidiocesi».
A ben guardare, lo sforzo è immane con Caritas Singapore capofila di altre venticinque organizzazioni che non si risparmiano nel sostenere poveri, diseredati, sofferenti, dimenticati. Una generosità contagiosa che spinge tutto il popolo a donare quel poco che ha, superando i confini nazionali con Caritas Humanitarian Aid & Relief Initiatives, entità di supporto nata per sostenere progetti di aiuto in nazioni come Cambogia, Vietnam, Filippine e Myanmar. A essere convinta che la visita del Papa incoraggi i fedeli e il popolo a camminare ancora di più sulle strade del dialogo e della vicinanza fraterna è anche Monica Fontanesi. Di origine italiana, per anni ha vissuto in Singapore e assieme al parroco Yeo ha fondato la Comunità cattolica italiana, una realtà strutturatasi nel 2017 con i primi corsi di catechismo, la celebrazione costante dei sacramenti, la partecipazione alle attività di volontariato. La presenza del Pontefice — dice a «L’Osservatore Romano» — «ha portato l’attenzione di tutti noi verso il suo messaggio di amore, tolleranza e rispetto reciproco. Questo viaggio nel sud-est asiatico ci ricorderà l’importanza di dedicarsi agli altri, con altruismo e perseveranza».
Il numero dei nuovi battezzati che cresce ogni anno, la presenza solida di oltre duecento tra sacerdoti diocesani e religiosi, la grande partecipazione alle celebrazioni eucaristiche nelle trentatré parrocchie dislocate su tutto il territorio diocesano, fanno ragionare la donna sul fatto che, in fondo, «la nostra Chiesa rispecchia la nazione: all’avanguardia nella sua organizzazione e nella gestione delle attività, si è prefissata di essere raggiungibile e vicina alla popolazione anche con metodi moderni come i social media».
Se il cardinale Goh nel suo piano pastorale decennale aveva individuato come sfida per il futuro la questione del coinvolgimento dei giovani spesso schiacciati da una modernizzazione galoppante, Yeo, sulla base delle sue esperienze dirette, ammette che quello è diventato uno dei fronti di battaglia più seri: «Singapore, per i giovani, è un trampolino di lancio verso il mondo delle imprese che si trovano ad alti livelli. E spesso la pressione per lo studio e per il lavoro fa abbandonare la strada della fede». Anche su questo il sacerdote e Monica Fontanesi sono convinti che la visita del Papa costituisca un incoraggiamento ad andare avanti.
di Federico Piana