· Città del Vaticano ·

A colloquio con il cardinale Ribat sulla visita del Pontefice nella Papua Nuova Guinea

Riaffermata l’unità
della Chiesa

 Riaffermata l’unità  della Chiesa  QUO-204
10 settembre 2024

Le parole ai giovani della Papua Nuova Guinea, prima della partenza per Timor-Leste, sono state uno dei messaggi più forti lasciati da Papa Francesco al Paese dell’Oceania. È questa la convinzione del cardinale John Ribat, arcivescovo di Port Moresby, per il quale è apparso evidente come il Pontefice abbia stabilito un legame personale con i diecimila giovani riuniti nel “Sir John Guise Stadium”.

Mettendo da parte il testo preparato e parlando loro con il cuore, il Santo Padre — è l’indicazione del porporato papuano — ha incoraggiato i giovani della nazione a rialzarsi quando cadono e ad aiutare gli altri che sono caduti. «È stato un messaggio forte per loro — spiega Ribat ai media vaticani —, quello di aiutarsi l’un l’altro, rialzarsi assieme, non solo cercando aiuto dall’esterno, ma anche dentro di sé». Ne ha affidato poi loro anche un altro, con il suo forte invito a «rimanere in contatto con i loro nonni» spiegando l’inestimabile ricchezza di un patrimonio di «valori e cultura da cui oggi, con tante influenze moderne, rischiamo di disconnetterci». Anche perché internet e i social media mai potranno fornire tali valori.

Il ruolo delle donne nella società papuana


Francesco, prosegue il cardinale, nei suoi incontri e nei suoi messaggi ha anche riconosciuto come le donne siano «coloro che si impegnano, le grandi costruttrici della società» in un Paese in cui invece la cultura è dominata dagli uomini e dalla loro attitudine a guardare queste ultime «dall’alto in basso». Esse, prosegue l’arcivescovo di Port Moresby, devono essere amate e valorizzate, devono poter vivere la loro vita liberamente, proprio come gli uomini, e in modo «responsabile e positivo». Al contrario, non vengono rispettate per quello che è il loro contributo alla società, e questo «spesso porta alla violenza» di genere.

La gestione delle risorse


Fondamentale nella vita del popolo papuano è il tema delle ricchezze naturali del Paese e della loro gestione, aspetto che il Papa ha affrontato direttamente. «Lui ha visitato Vanimo — prosegue l’intervistato — e ha visto le foreste e le risorse che abbiamo, alcune delle quali sono state sfruttate. E nel parlarne ha sottolineato che tali risorse devono essere utilizzate per sviluppare il Paese, per offrire servizi come la sanità e l’istruzione». Francesco, nel suo dialogo con i giovani, sollecitato proprio sulla questione delle risorse naturali e sull’interrogativo circa chi poi beneficia del ritorno economico ha quindi indicato «che le risorse dovrebbero essere utilizzate per costruire la nazione, in modo che tutti possano beneficiarne».

Tutte le parole del Pontefice, è il sentimento di Ribat, «hanno incoraggiato il popolo, la nazione, il governo» perché ogni incontro ha avuto un’indicazione specifica e perché il cuore della visita è stato un messaggio di speranza, amore e fede. Per i cattolici, inoltre, la presenza di Francesco ha offerto un grande incoraggiamento a vivere e a lavorare insieme. Molti papuani, per essere con Papa Francesco nei tre giorni della sua visita, hanno intrapreso lunghi e, spesso, pericolosi viaggi e molti di essi, prosegue il cardinale, «hanno seguito le strade che un tempo percorrevano i missionari. Alcuni hanno fatto pellegrinaggi di due o più settimane».

«Il Papa ci incoraggia ad andare avanti nella fede, nella speranza e nell’unità — precisa il porporato — e ora dobbiamo assicurarci che le sue parole ispirino l’azione», affinché del suo messaggio non rimangano solo parole. L’auspicio è quello che la Papua Nuova Guinea progredisca nella «positiva costruzione di una società ispirata dalla speranza che Francesco ha espresso per la nostra nazione».

Una fede che resiste


Di fronte a un mondo che cambia, e anche drammaticamente, l’impegno incrollabile della Chiesa rimane un faro di speranza e «la fede resiste». Ribat ricorda quindi il potente messaggio che «Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre» e che, nonostante tutti i mutamenti e i progressi, la fede è l’unica costante che deve rimanere. Il cuore di Papa Francesco è «per la Chiesa lontana» dice ancora Ribat: lo testimoniano la creazione di cardinali in Indonesia, Timor Leste, Singapore, Papua Nuova Guinea, e «anche le sue nomine a Tonga riflettono tale dedizione».

«Come san Giovanni Paolo ii — conclude l’arcivescovo di Port Moresby — Papa Francesco incarna la cura della Chiesa anche per gli angoli più remoti del mondo» e il suo viaggio apostolico in Papua Nuova Guinea «sottolinea l’unità della Chiesa, a prescindere dalla distanza fisica dei suoi membri».

da Port Moresby
Francesca Merlo
e Delphine Allaire