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Testimonianze

Chiesa giovane e “in uscita”

 Chiesa giovane  e “in uscita”  QUO-204
10 settembre 2024

Quella di Timor Leste è “una Chiesa in uscita” e ne sono prova le tre testimonianze offerte a Papa Francesco nella cattedrale dell’Immacolata Concezione di Díli. La prima a prendere la parola è stata suor Rosa Sarmento, della congregazione delle Figlie della carità canossiane di santa Maddalena di Canossa: «Siamo il Paese più cattolico del sud est asiatico — ha spiegato — e anche un’oasi di vocazioni sacerdotali e religiose». Timor Leste è «un Paese giovane, un territorio benedetto» da tanti giovani, ha aggiunto la religiosa, indicando nella costruzione di «una comunità sinodale di comunione e missione» la principale sfida da affrontare, anche perché «in passato, i missionari venivano dall'Europa per evangelizzare Timor, ma oggi sta accadendo il contrario: Timor va ad evangelizzare l’Europa e altre parti del mondo».

Il complesso processo di indipendenza del Paese è stato invece raccontato don Sancho Amaral, prete diocesano di 68 anni e 39 di sacerdozio. Nel giugno 1991, gli fu affidato l’incarico di aiutare il comandante in capo Kay Rala Xanana Gusmão a spostarsi da Díli a Ossu. Lungo il percorso, l’incontro con i militari indonesiani e l’obbligo di fermarsi. «Ma quando i soldati hanno capito che si trattava di un presbitero, ci hanno lasciato passare — ha detto don Amaral —. Così la talare, come indumento dell’identità sacerdotale, ci ha salvato dal pericolo». Un’esperienza, ha evidenziato, dalla quale è derivata una grande lezione: «Dio sa come prendersi cura di coloro che ha chiamato e mandato in missione».

Infine Florentino de Jesus Martins, laico catechista, 89 anni di vita, quasi 70 trascorsi a portare la Parola di Dio in tante, tantissime località timoresi, ha detto: «spesso dovevo camminare tra i 6 e i 10 chilometri per fare catechesi. Lungo il percorso, a volte affrontavo sfide come pioggia e vento forte o il pernottamento durante il viaggio. Nonostante le sfide, non mi sono mai scoraggiato e ho continuato a lavorare con la più grande responsabilità, zelo e dedizione».

Oggi Florentino è affetto da una malattia degenerativa, ma continua a «dare consigli e sostegno morale agli altri catechisti» che necessitano del suo supporto.