· Città del Vaticano ·

Difficoltà e speranze delle nuove generazioni

 Difficoltà  e speranze  delle nuove generazioni  QUO-203
09 settembre 2024

Le difficoltà nel vivere i valori cristiani, le «limitate opportunità di crescita e sviluppo», la «forte influenza della vita moderna», le «frustrazioni derivanti dalle aspettative non soddisfatte della società, del governo e persino della Chiesa». Sono le sfaccettature che compongono la realtà vissuta dai giovani della Papua Nuova Guinea nelle parole pronunciate dal vescovo di Kimbe, monsignor John Bosco Auram, nel discorso di benvenuto a Papa Francesco.

Intervenendo dopo un momento di danza in costumi tradizionali piumati, il presule che è delegato per la pastorale giovanile, ha spiegato come la sfida maggiore per loro sia «scoprire Cristo» all’interno delle molteplici situazioni, auspicando che l’incontro con il Pontefice possa rimanere «non solo nei ricordi ma anche nei cuori» per un rinnovato impegno a essere «autentici testimoni di una vita giovanile redenta».

Dello sforzo di essere «una luce e una voce» per la fede cattolica nel Paese nonostante la pressione del mondo secolare, dei valori e delle credenze religiose in competizione ha parlato Patricia Harricknen-Korpok, giovane professionista cattolica. «Non sempre è stato facile — ha confidato — prendere posizione su questioni sociali, politiche, economiche, ambientali e di diritti umani attraverso la lente della nostra fede cristiana», ma «ci battiamo per il bene comune e per il benessere del nostro popolo», in modo particolare «per coloro che non hanno voce o si trovano ai margini della società».

Il dolore di crescere sin da piccolissimo in una famiglia divisa è stato al centro dell’esperienza condivisa da Ryan Vulum: senza «nessun posto dove andare, la Chiesa è diventata il mio rifugio — ha raccontato — e i suoi insegnamenti mi hanno dato la forza di svolgere i miei compiti di responsabile dei giovani nonostante le lotte da affrontare».

Ryan si è soffermato sulla fatica, da parte dei ragazzi, di comunicare con genitori separati e della «perdita di ogni speranza nella vita» che può portare alle droghe e all’illegalità. Quindi ha incoraggiato le coppie cattoliche a «perseverare nel sacramento del matrimonio, per diventare famiglie forti» dove i figli «si sentano sicuri», insieme all’esortazione per un maggiore coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze nelle decisioni della comunità ecclesiale locale.

Infine Bernadette Turmoni, proveniente da una famiglia numerosa e membro della Legione di Maria, ha rimarcato come gli abusi, «di cui sentiamo parlare quotidianamente nei telegiornali e nella cronaca nera, distruggono la vita di giovani uomini e donne» portandoli a «lasciare le famiglie e persino al suicidio». Ancora, ha sottolineato come la povertà in aumento stia investendo ragazzi e ragazze: «In giro per Port Moresby i giovani chiedono l’elemosina e dormono sul ciglio della strada. Questo — ha evidenziato Bernadette — è uno dei motivi per cui molti non completano gli studi o non perseguono i loro sogni e desideri».

Infine chiedendo al Papa «come affrontare questo problema» la ragazza ha trovato la risposta nell’esortazione apostolica postsinodale Christus vivit: «Dio è sempre vivo e quindi anche noi dobbiamo essere vivi».