Quando l’essere umano si appropria della speranza, nascono i modelli sociali utopistici: e mentre la Dottrina sociale della Chiesa con la Rerum novarum si rivolge contro la trasformazione della speranza in un progetto politico, così oggi difende la persona e la sua dignità contro le promesse del transumanesimo. Queste vanno analizzate non come visioni del futuro, ma in quanto stanno già realizzandosi in concomitanza con la “trasformazione tecnologica (digitale) della società”. Stiamo rischiando di sostituire la persona umana quale unico e ultimo riferimento della conoscenza e delle decisioni morali con meccanismi potenti capaci di affrontare situazioni di complessità molto più efficientemente? Siccome identificare il potenziale della speranza con l’efficienza non rispetta «i limiti che sono propri della natura umana» (Benedetto xvi , Spe salvi, 2007), la trasformazione digitale pone la specifica sfida alla Dottrina sociale di proporre i principi adeguati per disegnare per la società tecnologicamente trasformata «un’etica di libertà, responsabilità e fraternità, capace di favorire il pieno sviluppo delle persone in relazione con gli altri e con il creato» (Francesco, Il bene comune nell’era digitale, 2019).
Populismi, capitalismo della sorveglianza, cancel culture e molti altri fenomeni sono modi senz’altro “efficienti” di gestire la libertà delle società tardo moderne, ma rimuovono la persona dal centro della sua responsabilità civile. Così si rafforzano le tendenze sociali che dissolvono le relazioni sociali nello “sciame”, in cui ogni singolo non si riferisce più al “mondo” e all’“altro”, ma non fa che rispecchiarsi, tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie, narcisisticamente a se stesso. Di fronte a questa sfida, la Dottrina sociale della Chiesa non si limita a formulare principi etici (Rome Call for AI Ethics, 2020), ma promuove nella società digitale la cultura della cura e dell’accoglienza della persona: solo nel relazionarsi incondizionatamente all’altro, infatti, si fonda la speranza.
di Markus Krienke
Docente di Dottrina sociale della Chiesa presso le Facoltà di Teologia di Lugano e di Milano