· Città del Vaticano ·

Il 45° viaggio apostolico di Papa Francesco - Papua Nuova Guinea
Gli appuntamenti del mattino

Nella preghiera la forza
per camminare sulla via
della giustizia

 Nella preghiera la forza  per camminare sulla via della giustizia  QUO-202
07 settembre 2024

«Lieto di poter incontrare il popolo di Papua Nuova Guinea, auspico che esso trovi sempre nella preghiera luce e forza per camminare unito sulla via della giustizia e della pace»: è questo l’augurio che Papa Francesco ha scritto sul libro d’onore durante la visita di cortesia al governatore generale, Sir Bob Bofeng Dadae, presso la sua residenza ufficiale, la Government House, la mattina di sabato 7, primo impegno ufficiale nella capitale, Port Moresby. E come era accaduto la sera precedente, anche oggi ad attenderlo c’erano molte persone, questa volta soprattutto alunni delle scuole della zona, quella di Konedobu, tutti con le divise colorate dei loro istituti.

Ma coloratissimo, con centinaia di bandierine e di palloncini, e diversi striscioni di benvenuto, era tutto l’ultimo tratto della strada che porta all’ingresso dell’edificio, dove la gente ha fatto sentire al Pontefice tutto il suo calore.

All’arrivo Francesco è stato accolto dal governatore generale sulla veranda della residenza, la cui storia risale alla fine del 1800, quando i colonizzatori britannici arrivarono per la prima volta in questa parte del Paese e vi stabilirono il loro quartier generale, e il cui nuovo edificio, costruito nel 1913, ricalca lo stile di una tipica fattoria australiana del Queensland settentrionale. Un luogo che è stato centrale nella storia della Papua Nuova Guinea, teatro di eventi storici anche drammatici.

Sulla veranda il Papa ha firmato il libro d’onore e subito dopo si e svolto l’incontro privato nella Ceremony Hall, dove, sulla parete principale, spiccava la foto di re Carlo iii , in quanto Papua Nuova Guinea fa parte del Commonwealth. Al termine lo scambio dei doni: un quadro raffigurante l’uccello del paradiso, simbolo della nazione, che compare anche sulla bandiera, quello del governatore; una formella della medaglia del viaggio e la medaglia d’oro del pontificato quelli di Francesco.

Dalla Government House il vescovo di Roma ha raggiunto in auto l’Apec Haus per il primo incontro pubblico della sua visita nella Papua Nuova Guinea, quello con le autorità, il corpo diplomatico e rappresentanti della società civile. La moderna struttura, che si affaccia sulla baia di Walter, costruita per ospitare il vertice dei leader dell’Asean-Pacific Economic Forum (Apec) nel novembre 2018, è divenuta il principale centro conferenze della città e polo museale. Si tratta di una struttura iconica che si rifà ad elementi della tradizione della tribù Motu Koitabu. E sono stati proprio alcuni rappresentanti di questa comunità indigena della provincia di Port Moresby, nei loro indumenti tradizionali, ad accogliere il Papa eseguendo una danza in suo onore. Quindi una giovane del gruppo ha donato a Francesco un modellino in legno di una lakatoi, l’imbarcazione tipica papuana a doppia vela usata per gli spostamenti tra le varie isole.

Ad aprire l’incontro, all’interno della sala, dinanzi a circa 300 persone, è stato il governatore generale, che nel suo discorso di benvenuto ha elogiato l’impegno della Chiesa nei campi dell’educazione e dell’assistenza, ma anche nella lotta alle violazioni dei diritti umani. Ha toccato anche altri temi cruciali, affermando di apprezzare l’impegno del Papa e della Santa Sede in favore della pace, nella tutela dei diritti umani e dell’ambiente, soffermandosi in particolare sul rispetto dei diritti di donne, bambini, anziani e vulnerabili. Ma è sulle conseguenze del cambiamento climatico che il governatore ha puntato l’attenzione, con la richiesta di proseguire l’impegno a contrastarlo, perché «l’innalzamento del livello del mare sta incidendo sul sostentamento della nostra gente nelle isole remote» della regione.

Dopodiché ha preso la parola il Pontefice dicendosi molto affascinato dalla «straordinaria ricchezza culturale» di questo grande arcipelago in cui si parlano oltre ottocento lingue corrispondenti ad altrettanti gruppi etnici. Ma Papua Nuova Guinea è un Paese ricco anche di risorse naturali e Francesco ha richiamato la necessità di utilizzarle tenendo conto delle esigenze delle popolazioni locali. Non è mancato un accenno agli scontri tribali, che spesso si riaccendono provocando vittime, e per questo Francesco ha fatto appello affinché si interrompa la spirale di violenze e si trovi una strada per una collaborazione. Così come non sono mancati richiami ad altri problemi che affliggono il Paese, con l’invito «a mettere in moto le forze necessarie a migliorare le infrastrutture, ad affrontare i bisogni sanitari ed educativi della popolazione e ad accrescere le opportunità di lavoro dignitoso».

Infine commentando a braccio quanto detto sulle donne dal governatore generale, Francesco ha denunciato il fenomeno della violenza su di esse, una vera piaga qui in Papua Nuova. «Non dimentichiamo che sono loro a portare avanti un Paese» ha affermato, accolto dall’applauso dei presenti.

Quindi la Ywam Symphony of Hope, un gruppo musicale composto da bambini e ragazzi di diverse tribù in abiti tradizionali, hanno dedicato un brano al Pontefice, che ha ringraziato i giovanissimi artisti e, uscendo, ha regalato loro delle caramelle. Al termine Francesco ha salutato alcune personalità intervenute all’incontro e leader di diversi Paesi e organizzazioni del Pacifico, tra cui il primo ministro di Vanuatu, il presidente di Nauru, il primo ministro del Regno di Tonga e il segretario generale del Pacific Islands Forum Secretariat.

Salito in automobile, il Papa è rientrato in nunziatura, sua residenza qui a Port Moresby, dove aveva pernottato e iniziato la giornata celebrando la messa in privato.

dal nostro inviato
Gaetano Vallini