Il nono mese dell’anno si chiama “settimo”, settembre a causa del fatto che per i romani l’anno iniziava a marzo. Settimo o nono, il punto è che settembre è un mese che scompiglia le carte, perché per certi versi è anche il primo di tutti i mesi. Per “noi” dell’emisfero boreale settembre è il nono mese dell’anno, ma è il primo della primavera nell’emisfero australe.
Questo è solo un aspetto della grande ambiguità di questo mese che segna la fine dell’estate. La poetessa Patrizia Cavalli associa questo mese alla nostalgia: «A me è maggio che mi rovina e anche settembre, queste due sentinelle dell’estate: promessa e nostalgia». Di tutt’altro avviso è Attilio Bertolucci con questi dolci versi: «Giorno che scorri/ senza nostalgie / canoro giorno di settembre/ che ti specchi nel mio calmo cuore».
Più che nostalgia, la Dickinson canta il rammarico che si insinua quando arriva settembre portando la fine della “facile” estate: «L’Estate che non apprezzammo / Tanto facili erano i suoi tesori / Ci istruisce ora che se ne sta andando / E il riconoscimento è tardo».
Il punto fermo che i poeti segnalano con le mappe dei loro canti è che settembre è uno snodo, un passaggio cruciale dell’anno. È un mese «triste, solitario e finale» perché porta con sé il tramonto dell’estate ma è anche un nuovo inizio, in cui la vita resiste, anzi riparte. «Erano i primi giorni di settembre, e nulla aveva ancora incominciato a morire» osserva Toni Morrison. Viceversa il poeta ceco Jan Skacel sottolinea che «E agosto finisce, sono scalzi i giorni,/ fioriti gli astri già si sente il freddo / l’autunno è una lumaca che sporge le corna».
Ma forse i bambini, che frequentano la verità più dei grandi, lo sanno che settembre è come il lunedì, è il mese “capodanno”, come rivela la filastrocca di Gianni Rodari: «Settembre settembrino,/ matura l’uva e si fa il vino,/ matura l’uva moscatella:/ scolaro, prepara la cartella!». E allora quella promessa che si celava a maggio, qui si presenta con tutta la sua energia, perché non c’è niente di più drammaticamente bello e pungente come il ricominciare. Non a caso Camillo Sbarbaro attribuisce a settembre questo potere della “rinascita”: «Una felicità fatta di nulla / mi colma — e non è forse che l’arietta / di questa mattinata di settembre… / Come convalescente ch’esce a sole / la prima volta, tutto quel che vede / gli par di non averlo visto mai, / ad ogni passo / scopre nuovo mondo / e di dolcezza quasi piangerebbe».
di Andrea Monda