· Città del Vaticano ·

Il 45° viaggio apostolico di Papa Francesco - Indonesia
Con i giovani di Scholas Occurrentes nel tardo pomeriggio di ieri

La guerra è sempre
una sconfitta
invece discutere
tra amici fa crescere

 La  guerra è sempre una sconfitta  invece discutere tra amici fa crescere  QUO-200
05 settembre 2024

«Fare la guerra fra noi è sempre una sconfitta, invece discutere ci fa crescere». È il cuore del messaggio del Papa ai giovani nell’ultima tappa della giornata di mercoledì 4 settembre a Jakarta, la visita alla Casa della Gioventù “Grha Pemuda”, prima sede del movimento educativo internazionale Scholas Occurrentes nel Sud-est asiatico.

La visita del Pontefice è una festa dell’educazione inclusiva, che insegna come «le differenze non» siano «un male, ma una bellezza unica» come ha detto a Francesco nella sua testimonianza Christine, giovane che è stata vittima di bullismo.

Il Papa si è confrontato con le nuove generazioni indonesiane sull’importanza di armonia e dialogo, in un momento di festa dell’educazione “artigianale” promossa dal movimento, lanciato nel 2013 proprio da Francesco con metodologie innovative che incorporano tecnologia, sport e arti.

Il Poliedro del cuore


Un mosaico di emozioni ben raffigurato dal “Poliedro del Cuore”, nuova opera d’arte collettiva di Scholas: una struttura realizzata con materiali naturali, in tessuto e riciclati, e riempita di oggetti personali, da più di 1500 giovani e che Francesco ha completato con un suo messaggio prima di congedarsi.

Il Pontefice è arrivato quando il sole era ormai calato, poco dopo le 18 indonesiane (le 13 in Italia) nella Casa della Gioventù, percorrendo in carrozzina i 600 metri che la separano dalla cattedrale, salutato festosamente da un centinaio di bambini dell’arcidiocesi di Jakarta.

Nel cortile è stato accolto da due bimbi che gli hanno offerto un dono, mentre gli altri intonavano un canto accompagnato dall’orchestra di giovanissimi, nella quale spiccavano i bonang, strumenti musicali tradizionali del luogo, costituiti da un insieme di piccoli gong, simili a pentole, posti su corde in una cornice di legno.

Francesco ha raggiunto la sala Saint Mathias and Saint Tadeus al terzo piano, dove ha incontrato i partecipanti al progetto “Scholas Aldeas”, un film sull’altra grande opera simbolica del movimento educativo, il lunghissimo murale completato dallo stesso Pontefice a Cascais durante la Gmg di Lisbona del 2023.

Successivamente si è recato nella sala Saint Jacob per un saluto in privato al consiglio di amministrazione di Scholas Occurrentes. Infine al quarto piano dell’edificio è stato accolto da 200 giovani di Scholas in Indonesia, seduti per terra, e dai loro ospiti provenienti da altri Paesi asiatici. Tutti gli hanno dato il benvenuto battendosi il petto con la mano all’altezza del cuore, e il Pontefice ha ricambiato facendo altrettanto. Subito è stato accompagnato al “Poliedro del cuore”, opera collettiva che ha impegnato 1.500 persone, tra cui ragazzi del programma educativo a Jakarta, partecipanti ai laboratori a Bali, Lombok e Labuan Bajo, e detenuti di tre strutture carcerarie. La scultura incorpora oggetti personali dei suoi contributori, è uno spazio sacro che conserva ricordi, simboleggia una comunità condivisa; racconta, in ogni sua faccia, le storie dei partecipanti e vuole rappresentare il motto nazionale indonesiano “Bhinneka Tunggal Ika” (unità nella diversità).

Francesco ha completato il poliedro con un suo messaggio e ha donato alla ragazza che lo accompagnava una riproduzione del personaggio dei fumetti Mafalda, ideato dall’argentino Joaquín Lavado, in arte Quino.

Nella grande sala, alle spalle della sedia papale, la parete è stata addobbata con piante di mangrovie, simbolo della difesa dell’ecosistema. Il Papa ha ascoltato con attenzione la prima testimonianza di Anna, volontaria di Scholas, insegnante e madre, con un velo che le copriva il capo. Docente universitaria ma anche speaker radiofonico, ha raccontato di essersi avvicinata al movimento, lei musulmana, perché ama l’educazione. Si è commossa, ha spiegato, perché dalla cattedrale ha visto la moschea, dove ha imparato quella tolleranza che poi ha ritrovato nel movimento. E oggi, ha concluso, «Scholas è per me una casa in continua evoluzione, un campo dove i giovani crescono come fiori».

Il giovanissimo Bryan, con la maglietta bianca di Scholas, ha sottolineato che nel movimento «siamo a nostro agio gli uni con gli altri, abbiamo tutti amici con altre religioni o credenze». E ha spiegato che molti hanno raccontato le proprie esperienze negative, la discriminazione, il cyberbullismo e il «piacere alle persone» che «ci fa fingere, senza guardare alle differenze, senza determinare chi ha ragione e chi ha torto».

Francesco ha ringraziato, alzando il pollice per esprimere il suo “ok”. Poi ha preso il microfono per dire che ha parlato bene sulla concretezza della realtà, perché «alle volte manca la concretezza del fare». Ci sono tre cose: quello che si pensa, quello che si dice e la realtà che si vive. E c’è «il rischio di essere schizofrenico, uno che pensa una cosa ma ne fa un’altra, non ha unità, invece la maturità di una persona è pensare, parlare e vivere in armonia».

L’armonia per il Pontefice è dove una comunità cammina insieme, «vedendo anche le diversità ma camminando insieme, in maniera giusta, senza vedere le differenze sociali». La pace è armonia, ha chiarito, e per farla occorre seguire questi principi: «La realtà è superiore all’idea, l’unità è superiore al conflitto, e il tutto è superiore alla parte».

Infine Christine, anche lei in maglietta bianca di Scholas, ha confidato di aver sofferto per il bullismo e che spesso «le differenze creano divisione, causano conflitti e spesso portano alla distruzione» anche nelle famiglie. Ma nel movimento «abbiamo imparato che queste differenze non sono un male, bensì una bellezza unica. Abbiamo imparato a unire le nostre differenze, a costruire legami di unità e a capire che le differenze non sono un percorso di distruzione, ma un passo verso l'unità». E al Papa ha chiesto come insegnare la pace, in mezzo ai conflitti che accadono oggi.

«La vita va vissuta nelle differenze, se tutti fossimo uguali, sarebbe una noia» le ha risposto Francesco, lodandone il coraggio. Nelle differenze, ha proseguito, si può avere conflitto o dialogo. «Se due Paesi sono diversi cosa faccio? Dialogo o guerra? La voglia di avere tutto in mano, fa la guerra. La parola giusta è camminare insieme». La scelta, ha ricordato il Pontefice, è tra fare la guerra e insultarsi, oppure «la politica della mano tesa, dell’abbraccio, dell’amore fraterno, e sempre andare avanti dialogando, discutendo ma insieme». Alle volte, ha aggiunto, «dobbiamo discutere tra noi, ma discutere come fratelli, per portare avanti la strada di pace». Farsi la guerra e litigare è una cosa brutta «ma non è brutto discutere come amici e cambiare idea. Non dimenticate: la guerra fra noi è sempre una sconfitta, e invece discutere con gli amici ci fa crescere».

Al momento della presentazione dei doni, il Papa ha ricevuto alcune stole cucite e decorate da giovani detenuti che hanno partecipato al progetto del poliedro. E ha lasciato da parte sua a Scholas Occurrentes un’icona della Vergine della Tenerezza con Bambino, la “Madonna di Korsun’”, popolarmente chiamata la “Korsunskaya”, che fino alla Rivoluzione d’Ottobre in Russia era custodita nella Chiesa della Dormizione del Cremlino a Mosca.

La mangrovia e la benedizione «per tutti»


Al termine, il Pontefice ha piantato simbolicamente una mangrovia a ricordo dell’incontro, insieme al ministro dell’Ambiente Luhut e come avvio di un progetto per lo sviluppo sostenibile. Al momento della benedizione, ricorda che la parola «significa dire bene a tutti gli altri, è augurare il bene. Qui voi siete di diverse religioni, ma Dio è uno solo». Quindi ha invitato ciascuno dei presenti a pregare in silenzio e ha impartito «una benedizione per tutti: Dio benedica ognuno di voi, benedica i vostri desideri, benedica le vostre famiglie, benedica il vostro presente e benedica il vostro futuro».

Un’ora di saluti prima del rientro


Francesco ha lasciato la Casa della Gioventù alle 19.45 locali (le 14.45 in Italia) non prima di aver benedetto immagini e oggetti che gli sono stati preparati su un grande tavolo. Nel rientrare in automobile in nunziatura, sua residenza a Jakarta, il Papa si è fermato a più riprese, per circa un’ora, salutando i molti indonesiani, particolarmente i bambini, radunati lungo il percorso.

di Alessandro Di Bussolo