· Città del Vaticano ·

La gestione
delle risorse idriche
e il contributo della Chiesa

 La gestione delle risorse idriche  e il contributo della Chiesa  QUO-200
05 settembre 2024

Da sempre l’umanità ha fatto i conti con l’acqua: infrastrutture, leggi e procedure per rifornirsi di acqua, canalizzarla oppure per proteggersene. Col tempo appaiono nuove sfide quali l’aumento del fabbisogno (non tutti gli usi richiedono la medesima qualità di acqua), l’inquinamento o le tensioni per il controllo di essa. Il termine “acqua” ricopre più realtà: quella salata, quella dolce in nevi e ghiacciai, quella dolce “facilmente accessibile”; quest’ultima in percentuale è pochissima, cionondimeno basterebbe a coprire il fabbisogno in acqua dolce dell’intera umanità. Ma risorse idriche e popolazione non sono distribuite uniformemente: aree poco popolate dispongono di molta acqua dolce e viceversa. Inoltre, non tutti seguono la stessa gerarchia delle priorità per suddividere l’acqua e non tutti hanno le medesime possibilità di accedervi. Attorno all’acqua si intrecciano, insomma, questioni di equità, giustizia, sviluppo e sostenibilità.

La Chiesa contribuisce a questa riflessione (dopotutto la Bibbia e la liturgia sono “irrigate” dal prezioso liquido e molte realtà cattoliche operano nel settore idrico). Papa Francesco considera l’acqua un bene creato da Dio, imprescindibile per l’equilibrio degli ecosistemi e la sopravvivenza umana, da garantire a tutti evitando inquinamenti e sprechi (messaggi del 2019 e del 2023 in occasione della Giornata mondiale dell’acqua). Un principio della dottrina sociale qui fondamentale è la destinazione universale dei beni o delle risorse del creato. L’acqua cioè va destinata a tutta l’umanità, una generazione dopo l’altra. Tale principio esorta a considerare la dignità umana per distinguere tra diversi usi che non hanno la medesima importanza, l’opzione preferenziale per i poveri ai quali fornire prioritariamente acqua (in particolare la situazione di chi non ha accesso a quantità adeguate di acqua potabile è drammatica e vergognosa e l’enciclica Laudato si’ ribadisce che accedere all’acqua potabile «è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale»), la solidarietà, la sussidiarietà e la partecipazione, la cura della casa comune, la giustizia, anche nelle sue articolazioni di giustizia riparativa e contributiva. Va sottolineato che la Laudato si’ affronta il tema in modo transdisciplinare: considera il ruolo dei contributi economici e delle infrastrutture, i servizi igienici e la salute, la governance e la buona salute delle istituzioni, l’educazione, la cultura e la spiritualità.

di Tebaldo Vinciguerra
Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale