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La freccia di Tracy

 La freccia di Tracy  QUO-200
05 settembre 2024

Alle Paralimpiadi il riscatto dell’atleta statunitense dopo la violenza subita


«Dal mio letto di morte alle Paralimpiadi di Parigi ho vissuto un viaggio folle. Ma, comunque, bellissimo». Tracy Otto, statunitense di 28 anni (vive a Tampa in Florida), il 24 ottobre 2019 è stata aggredita dal suo ex fidanzato che le ha sparato una raffica di proiettili colpendo in modo devastante l’occhio sinistro, l’ha pugnalata alla nuca e l’ha violentata. La diagnosi non le ha lasciato scampo: paralisi delle gambe, paralisi quasi completa delle braccia e delle mani, perdita della vista all’occhio colpito, «danni interni gravi che mi hanno stravolto la vita, tanto che non riesco a regolare neppure la temperatura corporea». Tracy aveva già denunciato l’ex fidanzato per violenza. Invano: non erano stati adottati provvedimenti restrittivi.

A quasi cinque anni dalla violenza, Tracy ha preso parte alle Paralimpiadi nel tiro con l’arco, facendosi onore: eliminata ai quarti dalla cinese Chen Minyi, che poi ha vinto la medaglia d’oro, si è classificata ottava. Nella prova a squadre, in coppia con Jason Tabansky, ha perso con l’Italia a un soffio dalla zona medaglie. «L’emozione ha preso il sopravvento e ho faticato molto a ingranare» riconosce. «Ero come distratta, non concentrata come richiede il tiro con l’arco. Mi sono anche detta: ma che ci faccio io qui? Sto gareggiando insieme con le migliori al mondo... eppure tre anni fa non avevo mai avuto a che fare con arco e frecce!».

Una “medaglia” del tutto particolare a Parigi, sotto la torre Eiffel, comunque l’ha stravinta: la proposta di matrimonio, con tanto di anello di fidanzamento, del fidanzato Ricky Riessle (anch’egli ferito nell’agguato con una serie di proiettili) che la assiste nell’attività sportiva.

Tracy racconta così la sua partecipazione a Parigi: «Ho sempre voluto lasciare il segno nella vita, essere una luce in questo mondo di tante oscurità. Voglio fortemente essere un esempio per le persone ferite come me, per le donne vittime di violenza. Voglio dire: non siete sole! Ecco il senso della mia partecipazione alle Paralimpiadi». E confida. «Quando ho ricevuto la convocazione ho pianto: è come se la mia vita fosse finalmente ripartita».

È nel marzo 2021 che la vita di Tracy prende una svolta decisa, un anno e mezzo dopo la violenza subita. Per lei c’era rischio di chiudersi in se stessa, di finire per sempre in una struttura di assistenza. Sostenuta da Ricky, decide di provare la strada dello sport: resta affascinata dallo stile che richiede il tiro con l’arco. «Per le mie disabilità, devo scoccare la freccia con un’imbracatura appositamente progettata per me. All’inizio trovavo la spinta dalla spalla destra, ma adesso ho un sistema di rilascio che si adatta al polso: un cavo che passa attraverso il cappello e un apparato che mordo con i denti quando sono pronta a far partire la freccia».

Come arciere Tracy ha ottenuto subito successi («insperati» fa notare lei stessa). Ha fatto il suo debutto internazionale nel 2023 classificandosi al nono posto ai Mondiali e poi vincendo l’oro ai Giochi panamericani. Replicando nella stessa manifestazione con due ori nel 2024.

«Non sono tutte rose e fiori» ammette Tracy, «soprattutto perché non sono dipendente, autonoma, nella quotidianità». Tutto, proprio tutto, «mi ricorda quello che mi è stato fatto». Ha difficoltà a fare ogni gesto, anche il più semplice. «Però c’è una luce in fondo al tunnel e ora la mia vita è piena di amore, con matrimonio in vista, e anche di risate». Nonostante tutto. «Va guardato l’aspetto positivo: mentre rischiavo di morire, nessuno avrebbe potuto immaginare che cinque anni dopo avrei trovato la strada per il riscatto, per la rinascita nel tiro con l’arco, uno sport a me sconosciuto».

In fondo, dice, «scoccare una freccia con un morso è anche cancellare il passato o almeno renderlo meno doloroso». E aggiunge: «Ora sono particolarmente orgogliosa di essere un’atleta paralimpica e non mi aspettavo che lo sport liberasse così la mia anima». Rappresentare «il mio Paese ha un grande significato. Ma non credo di rappresentare solo una bandiera. La mia storia mi rende vicina a tutte le donne che subiscono violenze. E credo anche di poter rappresentare il volto bello dello sport, perché è proprio attraverso lo sport che sto tenendo alta la mia dignità di persona».

E l’attentatore? Si è consegnato alla polizia ammettendo tutto. Non poteva accettare che Tracy gli avesse detto che per lei il fidanzamento era finito. Sta scontando 40 anni di carcere.

di Giampaolo Mattei