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L’importanza dei gesti

 L’importanza  dei gesti   QUO-200
05 settembre 2024

Il Grande imam si china a baciare la fronte del Papa, che ricambia baciandogli la mano. Basterebbero questi due gesti, certamente non scritti nel protocollo, a raccontare il significato profondo dell’incontro che si è svolto nella mattinata di giovedì 5 settembre presso la moschea Istiqlal di Jakarta. Un incontro interreligioso nel segno dell’amicizia, della fraternità e dell’armonia, come del resto si respirava già prima ancora che Francesco arrivasse, osservando i modi e i sorrisi dei presenti, rappresentanti di diverse fedi, molti nei loro abiti tradizionali, mentre si scambiavano saluti e facevano foto insieme.

Ma qui tutto questo è la normalità. La cattedrale cattolica di Nostra Signora dell’Assunzione e la moschea Istiqlal si guardano infatti da vicino nell’angolo nord-orientale di Merdeka Square, la piazza principale della capitale indonesiana. A separare i due edifici è una grande e trafficata arteria stradale, sotto la quale da tre anni corre però un sottovia particolare, il “Tunnel dell’amicizia”, silaturahmi in indonesiano, che è molto più di un semplice sottopasso, ma davvero un’arteria di relazioni umane tra gli appartenenti a due fedi. E lo è ancora di più oggi, grazie a un restauro artistico, divenendo il simbolo di quella pacifica convivenza che caratterizza la popolazione indonesiana, la cui maggioranza è di fede musulmana, ma che ha relazioni amichevoli con la minoranza cattolica.

E non poteva essere che l’immagine del Tunnel, con le sue suggestioni simboliche, a offrire a Papa Francesco alcuni spunti di riflessione in uno degli incontri più significativi di questo viaggio in Asia e Oceania. Dalla parte della moschea, la più grande dell’Asia e la terza al mondo dopo la Mecca e Medina, il Tunnel lo si raggiunge attraverso il cancello principale, l’Alfattah Gate. Ed è qui che, al suo arrivo, due bambini in abiti tradizionali hanno porto al Pontefice un omaggio floreale e il Grande imam, Nasaruddin Umar, ha accolto il Pontefice con un abbraccio, mentre un coro di giovanissimi intonava un canto di benvenuto «nella moschea, luogo pieno di pace, di compassione e di amore».

Il Grande imam ha quindi accompagnato il Pontefice all’imbocco del sottopassaggio. Qui Francesco, che ha anche firmato una targa in ricordo della visita, in un breve discorso pronunciato dopo alcune parole di presentazione dell’opera da parte dell’ospite, ha richiamato l’immagine della luce, che illumina il passaggio sotterraneo: «Ai tanti segnali di minaccia, ai tempi bui, contrapponiamo il segno della fratellanza che, accogliendo l’altro e rispettandone l’identità, lo sollecita al cammino comune, fatto in amicizia, e che porta verso la luce».

Insieme sono quindi entrati entrambi nel tendone bianco e rosso dove si è svolto l’incontro, aperto dall’emozionante canto di alcuni versi del Corano da parte di una donna non vedente, Kayla Nur Syahwa, vincitrice di un concorso nazionale di lettura coranica per disabili, cui è seguita la lettura, da parte di un sacerdote, del brano della parabola del buon samaritano, tratto dal Vangelo di Luca.

Il Grande imam nel suo discorso ha sintetizzato gli obiettivi perseguiti — tra cui «promuovere la tolleranza religiosa e la moderazione in Indonesia» — e le molteplici attività della moschea Istiqlal, fondata nel 1961 dal presidente Sukarno e inaugurata nel 1978. Una struttura imponente, con una cupola di 45 metri, sostenuta da 12 colonne, e una torre alta 66,66 metri — riferimento ai 6.666 versetti del Corano — e che con i diversi edifici e spazi aperti copre un’area di 13 ettari, capaci di ospitare 120.000 persone.

Subito dopo il saluto del Grande imam, il momento centrale dell’incontro, con la lettura e la firma della “«Dichiarazione congiunta di Istiqlal 2024» dal titolo Promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità. Un impegno comune racchiuso in quattro punti: supportare i valori condivisi «per sconfiggere la cultura della violenza e dell’indifferenza» e portare avanti «una cultura di rispetto, dignità, compassione riconciliazione e solidarietà fraterna per superare sia la disumanizzazione, sia la distruzione ambientale», le due grandi crisi attuali da affrontare; collaborare per adottare «azioni appropriate» in tal senso; riconoscere il dialogo interreligioso come «strumento efficace per risolvere i conflitti»; invitare «tutte le persone di buona volontà ad agire con decisione per preservare l’integrità dell’ecosistema».

A leggere pubblicamente il testo in lingua indonesiana, prima della firma da parte di Papa Francesco e di Nasaruddin Umar, sono stati il vescovo Christophorus Tri Harsono, in rappresentanza della Conferenza episcopale locale, e Ismail Cawidu, presidente del Consiglio della moschea, accompagnati da Gus Yahya Staquf, dell’associazione Nahdlatul Ulama, e Abdul Mu’ti, dell’associazione Muhammadiyah, in rappresentanza dei musulmani, dal reverendo Jacky Manuputty per la Chiesa protestante, da Wisnu Bawa Tenaya, per i buddisti permabudhi, da Philip Wijaya, per i buddisti walubi, da Budi Tanuwibowo, per i confuciani, e da Enengkus Kuswara, per le altre fedi.

Nel suo discorso Francesco, dopo aver ricordato «che questa moschea è stata progettata dall’architetto Friedrich Silaban, che era cristiano», è tornato sull’immagine del tunnel con altre suggestioni. A partire dagli inviti a «guardare sempre in profondità, perché solo lì si può trovare ciò che unisce al di là delle differenze» e ad «avere cura dei legami», perché «l’unità nasce dai vincoli personali di amicizia, dal rispetto reciproco, dalla difesa vicendevole degli spazi e delle idee altrui». Da qui la sottolineatura dell’importanza della Dichiarazione: «In essa assumiamo con responsabilità le gravi e talvolta drammatiche crisi che minacciano il futuro dell’umanità, in particolare le guerre e i conflitti, purtroppo alimentati anche dalle strumentalizzazioni religiose, ma anche la crisi ambientale, diventata un ostacolo per la crescita e la convivenza dei popoli».

Al termine, il vice ministro per gli Affari religiosi ha donato al Papa un modellino della moschea e un bassorilievo dorato tondo a ricordo della visita. Da parte sua il Pontefice ha offerto al Grande imam una medaglia in argento del viaggio apostolico. Quindi la foto di gruppo e, soprattutto, quei gesti fraterni che rimarranno come l’immagine simbolo di questo significativo incontro.

dal nostro inviato
Gaetano Vallini