La sfida climatica
Le autorità avevano parlato di «momento storico» commentando l’annuncio — accolto con grande entusiasmo dalla popolazione, non solo quella cattolica — della visita di Papa Francesco in Indonesia, sottolineandone, oltre al significato religioso, anche il valore politico e sociale. Tutti hanno cooperato affinché questo fosse un «evento memorabile per la nazione» e di grande forza simbolica. La conferma è venuta dalla solennità con la quale il Pontefice è stato accolto mercoledì mattina, 4 settembre, al Palazzo presidenziale «Istana Merdeka» per la cerimonia di benvenuto. Un’accoglienza calorosa, con i massimi onori consentiti dal protocollo.
Partito in auto dalla nunziatura, che lo ospita durante la permanenza a Jakarta e dove aveva celebrato la messa in privato, Francesco ha raggiunto il cancello principale del palazzo, che si affaccia sulla grande piazza Merdeka, nel centro della capitale indonesiana, accompagnato per un tratto da una guardia d’onore a cavallo e da una fanfara militare. All’interno, il primo festoso saluto da parte di 500 bambini di diverse scuole della capitale abbigliati con vari e coloratissimi costumi tradizionali, che sventolavano bandierine vaticane e e del loro Paese. Ad accogliere il Pontefice è stato quindi il presidente della Repubblica, Joko Widodo, che ha accompagnato l’ospite all’ingresso del bianco edificio in stile neo-palladiano. Da qui, insieme alle delegazioni ufficiali, hanno assistito alla parte ufficiale della cerimonia svoltasi nel piazzale antistante, con l’esecuzione degli inni, mentre venivano sparati colpi di cannone e resi gli onori da parte di drappelli di diversi corpi militari. Schierati sul prato anche dodici uomini della speciale guardia presidenziale, distinguibili per i variopinti e suggestivi costumi tradizionali.
Dopo la presentazione delle delegazioni, nella «Credential Hall» del Palazzo c’è stata la firma del Libro d’onore, sul quale Francesco ha scritto il suo auspicio per il Paese asiatico: «Immerso nella bellezza di questa Terra, luogo d’incanto e dialogo tra culture e religioni diverse, auguro al popolo indonesiano di crescere nella fede, nella fraternità e nella compassione». Subito dopo il capo dello Stato e il Papa si sono spostati nella veranda, dove si è svolto l’incontro privato, al quale erano presenti anche l’arcivescovo Paul Richard Gallagher e il ministro degli Affari esteri indonesiano, signora Retno Marsudi.
L’incontro con le autorità, il corpo diplomatico e i rappresentanti della società civile e del mondo della cultura — circa 250 persone — si è tenuto in un altro edificio immerso nel verde rigoglioso del complesso presidenziale, l’«Istana Negara», che fino alla metà del xix secolo è stato utilizzato dal governo delle Indie orientali olandesi, sostituito da «Istana Merdeka», dove nel 1949, gli indonesiani dichiararono l’indipendenza dagli olandesi.
Il presidente Widodo ha presentato al Papa il suo successore Prabowo Subianto, eletto il 14 febbraio scorso e che entrerà in carica il prossimo 20 ottobre, e ha pronunciato il suo discorso di benvenuto. Un saluto breve, nel quale ha ringraziato il Pontefice per la sua presenza, che «celebra la diversità», ricordando che l’Indonesia è un Paese pluralistico, composto da varie etnie, culture e religioni e cerca di coltivare l’armonia in mezzo alla diversità. Come pure la tolleranza, che è il nutrimento per l’unità e la pace.
Anche Francesco, nel suo primo discorso di questo lungo viaggio, accolto da un caloroso applauso, ha ripreso il tema della diversità. Lo ha fatto usando una metafora: «Come l’oceano è elemento naturale che unisce le isole indonesiane — ha infatti sottolineato —, così il mutuo rispetto per le specifiche caratteristiche culturali, etniche, linguistiche e religiose di tutti i gruppi umani di cui si compone l’Indonesia è il tessuto connettivo indispensabile a rendere unico e fiero il popolo indonesiano». Una unicità che è sintetizzata dal motto nazionale Bhinneka tunggal ika, che vuol dire “uniti nella diversità”, citato dal Papa e che, ha puntualizzato, «manifesta bene questa realtà multiforme di popoli diversi saldamente uniti in una sola nazione».
Dinanzi alle massime autorità del Paese, il Pontefice ha richiamato anche il Preambolo della Costituzione indonesiana in cui non solo si fa riferimento a Dio e alla necessità della sua benedizione sul nascente Stato, ma si rimarca altresì l’importanza della giustizia sociale. Due principi, benedizione divina e giustizia sociale, ha fatto notare Francesco, che assieme all’unicità nella molteplicità si accordano molto con le parole «fede, fraternità e compassione», scelte come motto della visita e sottolineate nella frase scritta in precedenza nel Libro d’onore.
Terminato l’incontro, oltre al saluto di congedo del presidente — al quale ha lasciato in dono una formella della medaglia commemorativa del viaggio —, fuori dall’edificio Francesco ha ricevuto l’abbraccio affettuoso e chiassoso di un gruppo di bambini, una piccola parte di quelli che lo avevano accolto all’arrivo. Tornato nella nunziatura apostolica, il Papa ha incontrato in privato i membri della Compagnia di Gesù, appuntamento che ha concluso la mattinata.
Una tappa significativa, questa iniziale in terra indonesiana, per diversi motivi: alcuni evidenziati da Francesco nel suo discorso e dal saluto del presidente, a partire da quello della convivenza armonica tra la maggioranza musulmana della popolazione con la minoranza cattolica. Ma ci sono anche altre sfide da affrontare. E tra le priorità c’è il contrasto alle conseguenze dei cambiamenti climatici, qui particolarmente allarmanti. Del resto uno dei luoghi in cui in cui si fanno sentire con preoccupazione è proprio la sovraffollata e inquinata Jakarta, con i suoi 11 milioni di abitanti, ovvero il 54 per cento della popolazione del Paese. La capitale, il cui nome significa “vittoriosa e prospera”, si trova sulla costa nord-occidentale dell’Isola di Giava, alla foce del fiume Ciliwung, deve infatti fare i conti con il costante innalzamento del livello del mare che la fa sprofondare di alcuni centimetri ogni anno, con punte in alcuni quartieri anche di 10-20. Anche per questo il 17 agosto scorso, data in cui il Paese festeggia l’indipendenza, la città ha simbolicamente lasciato il ruolo di capitale a Nusantara, edificata ad hoc sulla costa orientale del Kalimantan, la parte indonesiana dell’isola del Borneo. Quest’ultima, ancora in fase di costruzione, si estenderà su una superficie di 256.000 ettari e, una volta ultimata, ospiterà tutti gli uffici governativi.
Si tratta di un impegno non secondario, quello della tutela dell’ambiente, sul quale la Chiesa locale indonesiana, come pure le molte altre Chiese di questa parte di mondo, negli ultimi anni hanno fatto sentire forte la propria voce. Perciò quello della tutela del creato sarà uno dei temi centrali di questo viaggio papale.
dal nostro inviato
Gaetano Vallini