· Città del Vaticano ·

Papua Nuova Guinea: Port Moresby

Una luce di speranza e di riconciliazione

 Una luce di speranza e di riconciliazione  QUO-197
02 settembre 2024

La visita di Papa Francesco a Port Moresby sarà un grande avvenimento. Il territorio della nostra diocesi è suddiviso in ventidue parrocchie: diciannove si trovano in città e altre quattro sono situate in zone rurali. In totale, si contano circa cinquecentomila abitanti. I Missionari del Sacro Cuore di Gesù, di cui io sono membro, sono arrivati in Papua Nuova Guinea nel 1882. La prima parrocchia è stata avviata a Rabaul in quello stesso anno; poi tre anni dopo, nel 1885, i missionari sono giunti sull’isola di Yule. Molti di loro provenivano dalla Francia, ma c’erano anche missionari tedeschi, americani, italiani, spagnoli, svizzeri. Tutti hanno portato avanti un’ottima opera missionaria. E da allora, la Chiesa locale è cresciuta e continua a crescere.

Durante la visita del Pontefice ci aspettiamo un grande afflusso di fedeli provenienti da altri luoghi del Paese. Ad esempio, dall’arcidiocesi metropolitana di Mount Hagen, che si trova nella regione degli Altipiani, giungeranno circa un centinaio di persone che compiranno un lungo tragitto a piedi fino a Kerema, e poi da lì proseguiranno con altri mezzi fino a Port Moresby. Ci impiegheranno quasi cinque giorni. Attualmente, infatti, ci sono solo due località che consentono di raggiungere la nostra diocesi via terra: Kerema e Bereina. Altrimenti, o si prende l’aereo o si prende una barca e si arriva via mare. In ogni caso, i fedeli faranno tutti gli sforzi possibili per incontrare il Pontefice. Per questo, stiamo cercando di organizzare l’accoglienza di tutti coloro che verranno nella nostra diocesi. Le parrocchie si prenderanno cura di loro, ma utilizzeremo anche le scuole come luoghi di ospitalità.

Come vescovi della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, avremo un incontro con Papa Francesco sabato 7 settembre, insieme a sacerdoti, diaconi, consacrati, consacrate, seminaristi e catechisti. Quello stesso giorno il Pontefice avrà modo di incontrare anche i bambini emarginati, quelli che vivono per strada, che soffrono, che sono affetti da disabilità motorie, da sordità e cecità. Di loro si occupano, in particolare, i “Servizi Callan”, fondati dalla congregazione dei Fratelli Cristiani. Anche se poi tutti insieme lavoriamo per prenderci cura di questi minori e delle condizioni in cui vivono.

Nella nostra diocesi c’è dialogo, sia ecumenico che interreligioso. Quest’ultimo riguarda in particolare i musulmani, gli induisti e i bahaisti. Quando entriamo in dialogo tra noi, ci conosciamo, ci rispettiamo e ci accettiamo reciprocamente. Questo ci porta a stare insieme in modo pacifico e a lavorare insieme, il che è una buona cosa. Recentemente, abbiamo avuto un incontro, tutti insieme, incentrato sul tema: Fai ai tuoi fratelli quello che vuoi che loro facciano a te». Abbiamo riflettuto su questa “regola d’oro”, ovvero «Fai del bene al prossimo e lui sarà in grado di fare lo stesso con te». È stato un incontro che ci arricchito molto, ci ha unito e ci ha aiutato nel continuare a costruire una relazione basata sul fare del bene: e questo bene è Cristo. È stato un incontro davvero bello.

Non mancano però le difficoltà: a maggio di quest’anno, abbiamo avuto una grande frana nel Paese e molte proprietà sono andate distrutte. A Port Moresby, per esempio, si registrano violenze, saccheggi e omicidi. La nostra sfida principale è cercare di vivere in pace.

Per questo, non vediamo l’ora che arrivi il Papa, in quanto la sua sarà una visita che porta luce, speranza e benedizione. Una visita che porta anche rinnovamento, nel senso che ci incoraggia a ricominciare e a fare qualcosa di positivo e di buono per la nostra nazione. Stavamo cercando un’opportunità e la visita del Santo Padre è un’opportunità. In quanto vicario di Cristo, inoltre, il Papa è per noi una grande speranza, un modo per riportare forza e pace nel Paese, perché abbiamo attraversato molte difficoltà e non è stato facile. Ma questa è ora la nostra speranza: che la presenza del Santo Padre porti qualcosa di buono, di positivo, di pacifico che unisca tutti e che ci rinnovi, anche per ricominciare a lavorare insieme, costruendo la Papua Nuova Guinea con uno nuovo spirito: uno spirito di pace, di perdono e di amore.

*Cardinale arcivescovo di Port Moresby

di John Ribat*