Leader femminili
La decisione di Papa Francesco di ascoltare le donne in alcuni incontri del C9, il Consiglio dei Cardinali, è stata commentata come un passo coraggioso e necessario verso una Chiesa che riflette meglio la diversità del suo popolo, e si confronta con le donne come leader e pensatrici capaci di influenzare positivamente il futuro dell'istituzione.
Tre incontri finora, secondo un programma proposto dalla teologa Linda Pocher, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ha visto sedersi al tavolo, oltre a lei stessa, donne che hanno riportato al Pontefice e ai cardinali posizioni e esperienze diverse: prima la presidente del Coordinamento Teologhe Italiane Lucia Vantini, poi la vescova anglicana Jo. B. Wells e la consacrata all’Ordo Virginum Giuliva Di Bernardino; quindi la canonista Donata Horak e l’economista Valentina Rotondi.
Cominciati tra la prima (ottobre 2023) e la seconda (ottobre 2024) sessione del Sinodo sulla Sinodalità, sono confronti nella totale franchezza. Il Papa stesso, nella prefazione al volume Donne e Ministeri nella Chiesa sinodale (ed. Paoline) che raccoglie gli interventi del secondo incontro sottolinea le «provocazioni che tre donne hanno offerto» al C9.
Al centro la questione del sacerdozio femminile e del diaconato. Wells, presbitera da quasi trent’anni e vescova da otto, ha ricordato le prime ordinazioni nel 1994 di donne nelle quarantaquattro diocesi della Chiesa d’Inghilterra: «ci furono vescovi in festa e vescovi assenti». Di Bernardino ha sottolineato che «il vero problema è che fino ad oggi abbiamo ricercato più l’uniformità che l’unità del corpo ecclesiale». Ha detto: «Esemplare, a questo proposito sembra la situazione accaduta alla Chiesa cattolica clandestina della Cecoclovacchia comunista, dove nel dicembre del 1970, per mano del vescovo Felix Davideck, venne conferita l’ordinazione presbiteriale a una donna, Ludmila Javorovà. [...]Eppure, dopo la Rivoluzione di velluto del 1990, il clero della Chiesa clandestina non venne ascoltato: fu obbligato a passare alla Chiesa ortodossa, perchè formato per lo più da uomini sposati. Ludmila, poi, in quanto donna, fu costretta a firmare l’invalidità dell’ordinazione ricevuta. La donna obbedì alle direttive della Chiesa custodendo il dono ricevuto nel suo cuore».