Con un monito chiaro e fermo, risuonato al termine dell’Angelus di ieri, domenica 25 agosto, Papa Francesco ha ricordato che «le Chiese non si toccano!». In riferimento alle norme di legge adottate di recente in Ucraina — che impongono alla Chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca di recidere ogni legame con il patriarcato stesso — il Pontefice ha espresso il suo «timore per la libertà di chi prega» e ha chiesto che «non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana».
Francesco ha inoltre espresso vicinanza alla Repubblica Democratica del Congo e ai Paesi colpiti dal vaiolo delle scimmie, rivolgendo poi il pensiero «all’amato popolo del Nicaragua» e incoraggiandolo a non perdere la speranza. Infine, ha rinnovato la sua preghiera per la pace «in Palestina, in Israele, in Myanmar e in ogni altra regione».
Affacciatosi a mezzogiorno dalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico vaticano, il Papa aveva offerto ai fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti lo seguivano attraverso i media una riflessione sul passo liturgico domenicale tratto dal Vangelo di Giovanni (6, 60-69), evidenziando che non è facile seguire Gesù, perché le sue scelte «spesso vanno oltre la mentalità comune, oltre i canoni stessi della religione istituzionale e delle tradizioni». Tuttavia, aveva aggiunto, più stiamo vicini al Signore, «più aderiamo al suo Vangelo, riceviamo la sua grazia nei Sacramenti, stiamo in sua compagnia nella preghiera, lo imitiamo nell’umiltà e nella carità —, più sperimentiamo la bellezza di averlo come Amico».