Il giorno dell’Assunta mi trovavo nella cattedrale di Siviglia, città in cui la pietà popolare è fortissima, e la statua di Maria era portata in processione. Il sacerdote nell’omelia ha sottolineato il volto di quella Madonna, sorridente. Perché in Andalusia, ha detto, è pieno di Madonne addolorate (verissimo, posso testimoniare) ma ce ne sono pochissime sorridenti e invece è questo il segno del suo essere “piena di Grazia”. L’accoglienza luminosa di quel sorriso, sorriso di chi ha ricevuto e vissuto per prima l’evangelii gaudium.
È bastato questo a innescare una serie di “convergenze” nella mia testa che provo, difficilmente, a riassumere. Innanzitutto la luce del volto di Maria e quindi del suo sorriso. Tutti i cristiani ricordano quel versetto del capitolo 12 dell’Apocalisse: «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle».
Il volto radioso di Maria. E qui le immagini pittoriche si sprecano... sia sufficiente per questa rubrica citare il Pisanello e il Botticelli e mi scuso con tutti gli altri.
Non so se anche il poeta Raymond Carver conoscesse quel passo, penso di sì, sta di fatto che anche lui parla di una “donna di sole”, in questa bellissima poesia:
L’attesa
Esci dalla statale a sinistra e
scendi giù dal colle. Arrivato
in fondo, gira ancora a sinistra.
Continua sempre a sinistra. La strada
arriva a un bivio. Ancora a sinistra.
C’è un torrente, sulla sinistra.
Prosegui. Poco prima
della fine della strada incroci
un’altra strada. Prendi quella
e nessun’altra. Altrimenti
ti rovinerai la vita
per sempre. C’è una casa di tronchi
con il tetto di tavole, a sinistra.
Non è quella che cerchi. È quella
appresso, subito dopo
una salita. La casa
dove gli alberi sono carichi
di frutta. Dove flox, forsizia e calendula
crescono rigogliose. È quella
la casa dove, in piedi sulla soglia,
c’è una donna
con il sole nei capelli. Quella
che è rimasta in attesa
fino a ora.
La donna che ti ama.
L’unica che può dirti:
“Come mai ci hai messo tanto?”
Tom Waits è uno dei cantautori più “carveriani” e nella canzone Take it with me, opera la stessa procedura di “zoom” fino a stringere sul punto più importante:
«In una terra c’è una città / E in quella città c’è / Una casa / E in quella casa /C’è una donna / E in quella donna / C’è un cuore che amo / Lo porterò / Con me quando me ne andrò».
Lo zoom punta al cuore. E quello di Maria è il punto più importante della storia dell’umanità, così pensa lo scrittore anglicano C.S.Lewis, nel saggio La mano nuda di Dio, commentando il momento dell’Annunciazione:
«Dopo che la conoscenza di Dio si era universalmente perduta o oscurata, viene individuato un uomo fra tutti gli uomini della terra (Abramo); egli viene separato (e, possiamo supporre in modo abbastanza penoso) dal suo ambiente naturale, viene mandato in un paese straniero, e fatto l’antenato di una nazione destinato a tramandare la conoscenza del vero Dio. All’interno di questa nazione vi sono altre selezioni — alcuni muoiono nel deserto, alcuni rimangono in Babilonia — e poi altre selezioni ancora. Il processo va avanti restringendo sempre più il suo campo, alla fine si concentra su un piccolo punto luminoso simile alla punta di una spada. È una ragazza ebrea assorta in preghiera. Tutta l’umanità (per quel che concerne la sua redenzione) si è ristretta a tanto».
Forse siamo andati troppo in là, troppo forti, gravi. Chiudiamo allora più leggeri, sempre con la musica. Non so se il cantautore calabrese Dario Brunori abbia letto la poesia di Carver, ma nella canzone La vita pensata, la procedura di “zoom” anche qui è la stessa e si chiude con il dettaglio luminoso del sorriso di una donna, e la convergenza può concludersi:
«Dove te ne stai andando amico mio?» si e ci chiede ad apertura di ogni strofa, riecheggiando la canzone, quella sì “apocalittica” di Dylan, sulla “dura pioggia che cadrà”, ma il finale è, appunto, solare: «Forse torno a casa/ C’è qualcuno che mi aspetta e / finalmente/ Sorriderà».
A.M.