· Città del Vaticano ·

Il racconto

Quel sacerdote
a Buenos Aires
missionario in Mozambico

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21 agosto 2024

Ventotto anni fa, a Buenos Aires, Juan Gabriel Arias venne ordinato sacerdote dall’allora arcivescovo Bergoglio, che nel 2000 lo inviò missionario in Mozambico per tre mesi. E stamane Papa Francesco lo ha nuovamente abbracciato per ascoltare e incoraggiare la sua esperienza missionaria nel Paese africano.

Padre Arias infatti vi si recò una seconda volta nel 2001, per un mese, continuando poi ad andarci almeno una o due volte l’anno. Fino al trasferimento definitivo nel 2014 per guidare la parrocchia di Mangunde, nella diocesi di Xai-Xai, «cercando di vivere giorno dopo giorno all’insegna di quella “fratellanza universale”, invocata dal Pontefice nell’enciclica Fratelli tutti, basata sui valori della pace, della giustizia, della solidarietà e della tutela dell’ambiente», ha spiegato il sacerdote argentino. Parole che riassumono lo stile missionario con cui opera, tra villaggi sperduti distanti tra loro anche 90 chilometri, senza né acqua né luce, «in un Paese dove circa la metà della popolazione vive in povertà assoluta, la speranza di vita media è di circa quarant’anni e vi è una forte diffusione del virus Hiv, soprattutto tra i ragazzi». E proprio tra i più giovani c’è un’altissima percentuale di suicidi.

Per gli studenti, grazie all’aiuto della Fondazione Lionel Messi, da circa 7 anni padre Arias ogni giorno riesce a offrire 15.000 merende in ben 46 scuole mozambicane.

«La realtà in cui mi trovo a operare ogni giorno è caratterizzata da logiche utilitaristiche e violente alle quali serve opporre l’amore, il perdono, l’accoglienza, l’amicizia e la fraternità» ha sottolineato il missionario argentino. Poi ha anche presentato al Papa alcuni medici della Fondazione messicana Sandra Sucar e la loro attività in Mozambico in ambito sanitario, con 10.000 interventi compiuti negli ultimi 10 anni. «Proprio grazie all’opera di questi medici — provenienti da Messico, Argentina e Spagna — sarà possibile realizzare un reparto di maternità e formare anche giovani medici mozambicani».

Quattro suore della congregazione delle Francescane missionarie di Assisi sono venute dalla Romania per partecipare all’udienza generale insieme con 4 persone — tra i 32 e i 42 anni — da loro assistite nella Casa di accoglienza “Un raggio di sole” a Huşi. «Venticinque anni fa — hanno detto — abbiamo trovato questi ragazzi in un orfanotrofio, abbandonati dalla nascita con gravi problemi neuropsichiatrici». La missione è stata dar loro un’esperienza di famiglia e di comunità.

Da Khottongae, in Corea del Sud, a 90 chilometri da Seoul, sei bambini sono venuti a Roma per incontrare di nuovo il Papa a distanza di 10 anni esatti. Infatti, nel pomeriggio del 16 agosto 2014 — durante il viaggio apostolico in occasione della vi Giornata della gioventù asiatica — Francesco ha visitato il centro di recupero House of Hope (“Casa della speranza”) a Kkottongnae per persone disabili e per bambini abbandonati. A parlare è padre Bartolomeo, responsabile della comunità di Kkottongnae, che li ha accompagnati a Roma insieme con alcune suore che lavorano nell’istituto. «Questi bambini vivono quotidianamente il trauma doppio dell’abbandono, quello iniziale e quello di non essere adottati» ha aggiunto il sacerdote coreano.

Una delegazione di ventisette giovani indonesiani, appartenenti a differenti religioni, è a Roma in questi giorni per un incontro promosso dal Dicastero per il dialogo interreligioso: stamani hanno partecipato all’udienza generale, incontrando il Pontefice.

Guidati da Addin Jauharudin, presidente del Muslim Ansor GP Youth — grande gruppo di giovani di Nahdlatul Ulama nel Paese asiatico — «sono venuti per dare il loro benvenuto e il loro supporto a Papa Francesco che visiterà il Paese asiatico tra pochi giorni» ha affermato padre Markus Solo, officiale del Dicastero, che li ha accompagnati in Aula Paolo vi.

Significativa, inoltre, la presenza di trenta giovani che stanno partecipando al “campo internazionale” promosso dall’Opera Giorgio La Pira, a Castiglione della Pescaia, nello stile del dialogo ecumenico e interreligioso. In età universitaria, provengono da Libano, Egitto, Siria, Ucraina, Russia, Israele, Palestina e da altri Paesi dell’area Mediterranea. Sono cattolici, ortodossi, musulmani ed ebrei.

La parrocchia Beata Vergine Immacolata di Torvaianica compie 70 anni. Per l’occasione il parroco Andrea Conocchia ha accompagnato all’incontro con il Papa una cinquantina di fedeli. Con loro anche Luigi Testa, che ha donato a Francesco il libro Via Crucis di un ragazzo gay sulla sua esperienza personale.

Partiti 5 giorni fa da Crotone, un centinaio di fedeli della parrocchia San Domenico hanno terminato stamane in Aula Paolo vi il loro pellegrinaggio sulle orme di san Francesco. Sono stati ad Assisi e poi, percorrendo la via Francigena, ieri hanno raggiunto Roma.

Dall’arcidiocesi di Ouagadougou, 55 fedeli — compiendo «un pellegrinaggio di fede e di pietà per tutti i fedeli cristiani del Burkina Faso» — hanno salutato, festanti, Papa Francesco al termine della catechesi, «per ricevere da lui la benedizione per la pace nel nostro Paese».

di Fabrizio Peloni