· Città del Vaticano ·

Quattro nuovi beati nella Repubblica Democratica del Congo

Dal martirio fiorisca la pace

 Dal martirio fiorisca la pace   QUO-185
19 agosto 2024

Dal sangue dei martiri sgorghi la pace: questo l’appello lanciato dal cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. In rappresentanza di Papa Francesco, il porporato ha presieduto ieri mattina, domenica 18 agosto, a Uvira, la beatificazione di Vittorio Faccin, Luigi Carrara e Giovanni Didoné, missionari saveriani, e di Albert Joubert, sacerdote diocesano. Alla messa, svoltasi nello spazio antistante la locale cattedrale di San Paolo, hanno preso parte il nunzio apostolico nel Paese, monsignor Mitja Leskovar; il vescovo di Uvira, monsignor Sébastien-Joseph Muyengo; il superiore generale dei missionari saveriani, padre Fernando García Rodríguez; rappresentanti delle autorità locali, nonché diverse delegazioni provenienti da altre diocesi della Repubblica Democratica del Congo, del Burundi, del Rwanda, della Francia e dell’Italia.

«Basta con le violenze! Basta con le barbarie! Basta con le uccisioni e le morti sul suolo congolese e nella sub-regione dei Grandi Laghi — ha invocato il cardinale Ambongo —! Le violenze e le guerre sono frutto della stoltezza. Sono condotte da persone che si allontanano dal cammino dell’intelligenza, da gente insensata, che non ha né timore di Dio, né rispetto per l’uomo, creato a immagine di Dio!». Ai numerosi sacerdoti, consacrati e fedeli laici presenti, radunati sotto grandi gazebo bianchi al riparo dal sole, l’arcivescovo di Kinshasa ha ricordato che «Dio non ama le guerre. Poiché i conflitti armati avviliscono l’uomo e lo privano della dignità di figlio di Dio». Di qui, il reiterato appello del porporato ad abbandonare «la stoltezza della volontà di potere, della dominazione e del controllo armato delle ricchezze», privilegiando piuttosto «la via del dialogo e della risoluzione pacifica dei conflitti».

Soffermandosi, poi, sulla figura dei quattro nuovi beati — uccisi a colpi d’arma da fuoco in odium fidei sessant’anni fa, il 28 novembre 1964, durante la ribellione mulelista contro il governo congolese di allora —, il cardinale Ambongo ha sottolineato la loro testimonianza di fede «così grande e così bella», evidenziando proprio che «essere martire significa essere testimone», testimone della «fede in Cristo», nonostante «le persecuzioni e le tentazioni». «I martiri non cadono dal cielo — ha aggiunto l’arcivescovo —. Non sono nemmeno esseri straordinari, ma piuttosto cristiani come voi e me. Solo che hanno vissuto la loro fede in modo eccezionale, dimostrando fedeltà a Dio e alla sua parola, in un ambiente talvolta ostile». «Modelli di vita cristiana», ha proseguito il porporato congolese, i nuovi beati «scelsero di testimoniare la loro fraternità evangelica rimanendo accanto ai loro fedeli fino all’effusione del sangue. Da allora, il loro sangue è diventato “una semenza” per l’evangelizzazione profonda della Repubblica Democratica del Congo e di tutta la Chiesa».

L’invocazione per la pace è ritornata anche durante la preghiera dei fedeli, quando diversi sacerdoti e fedeli laici si sono alternati nell’elevare intenzioni per i sofferenti a causa della guerra e per i perseguitati a causa della fede. E non sono mancate orazioni per i poveri, i giovani e per l’unità della Chiesa.

Nel corso della celebrazione, accompagnata da canti intonati nelle varie lingue locali, sono state portate in processione all’altare le reliquie dei quattro martiri, corrispondenti a piccoli frammenti dei loro corpi, che poi saranno trasferite solennemente presso la parrocchia di Santa Maria Madre e Regina a Kavimvira, nello stesso luogo in cui è sepolto monsignor Danilo Catarzi (1918-2004), missionario saveriano e primo vescovo di Uvira.

L’esempio dei nuovi beati, è stato l’auspicio conclusivo del cardinale Ambongo, «faccia fiorire nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e delle nostre comunità la grazia della fede, della speranza, della carità e della pace».

di Isabella Piro