Il discorso di Gesù è “duro”. Difficile da comprendere. Per gli ascoltatori di Gesù, ma anche per noi oggi. Cristo si propone come pane di vita. Cioè qualcosa di essenziale, indispensabile, insostituibile per la nostra vita.
È un’esigenza d’amore per Cristo, perché vuole che viviamo in comunione con lui, che lo assimiliamo. Si offre a noi, perché noi possiamo vivere in pienezza e in verità.
Ma questo può creare in noi lo stesso scetticismo provato dai giudei: «Come può essere possibile?». E, poi, c’è la paura di essere scomodati: perché nutrirsi di Cristo, vuol dire assimilare le sue scelte, i suoi orientamenti, i suoi pensieri; seguire i suoi insegnamenti. E questo ci scomoda.
Noi preferiamo starcene tranquilli, non cambiare nulla dei nostri comportamenti. Come ripete Papa Francesco, siamo «cristiani da salotto». Mentre anche San Paolo, nella seconda lettura, ci esorta: «Fate molta attenzione al vostro modo di vivere».
Gesù parla di «pane vivo»; mentre noi ci siamo abituati a vivacchiare, a tirare a campare il nostro cristianesimo; a viverlo in una maniera qualunque. Dovremmo fidarci di più della Parola di Dio!
Dovremmo assimilarla e sforzarci di seguirla sempre. Non dobbiamo avere paura! Il suo pane e la sua Parola ci aiutano a superare i nostri miseri pretesti per non impegnarci.
Il suo pane è il vero nutrimento che ci dà la forza per compiere cose ritenute impossibili. Il suo pane ci costringe a sfondare i nostri limiti abituali, e a comportarci «non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi» (seconda lettura).
di Leonardo Sapienza
18 agosto
XX Domenica del Tempo ordinario
Prima lettura: Prv 9, 1-6;
Salmo: 33;
Seconda lettura: Ef 5, 15-20;
Vangelo: Gv 6, 51-58.