· Città del Vaticano ·

Il nuovo capo politico di Hamas

La nomina di Yahya Sinwar

In this file picture dated December 14, 2022, the Gaza Strip chief of the Palestinian Islamist Hamas ...
07 agosto 2024

Contrariamente alle ipotesi che vedevano come possibili successori di Ismail Haniyeh, il leader di Hamas assassinato a Teheran, i nomi di Khaled Mesh’al e di Muhammad Ismail Darweesh, nella tarda serata di ieri Hamas ha annunciato che il nuovo capo dell’ufficio politico è Yahya Sinwar, l’ideatore e realizzatore del massacro del 7 ottobre. L’organizzazione di Hamas conta su quattro livelli territoriali (Gaza, West Bank, espatriati e detenuti) ognuno dei quali è diretto da un capo, a loro volta coordinati dal capo dell’ufficio politico centrale, qual era appunto Haniyeh, che era residente a Doha in Qatar. La scelta del successore era forse ristretta a uno dei quattro, o probabilmente ai tre perché ovviamente il capo della parte dei detenuti non poteva essere scelto. Così pure, in un qualche modo, anche Darweesh che — anche lui residente in Qatar — riveste il ruolo di capo della Shura, cioè il consiglio generale consultivo dell’organizzazione che ha il compito di eleggere l’ufficio politico centrale, denominato Politburo.

Sull’ipotesi Mesh’al pesava invece la riserva degli iraniani. È noto infatti che sulle scelte del movimento palestinese pesino in modo decisivo le influenze esercitate dai paesi loro sostenitori. Influenze spesso tra loro contrastanti. Così è che l’ala politica, residente per lo più all’estero, è supportata prevalentemente dal Qatar, mentre quella militare, principalmente a Gaza, incontra i favori iraniani. Da questo punto di vista l’uccisione di Haniyeh e l’elezione di Sinwar segnano un indubbio vantaggio per l’Iran. L’assassinio di Haniyeh segue di pochi giorni l’uccisione del leader dell’ala militare di Hamas a Gaza, Mohammed Deif. Nel gennaio scorso i militari israeliani avevano invece ucciso a Beirut il vice-capo dell’ufficio politico di Hamas, Saleh al-Arouri, in circostanze pressoché identiche a quelle dell’omicidio di Haniyeh, del quale al-Arouri era considerato probabile successore.

Yayha Sinwar, 62 anni, nato nella Striscia a Khan Younis da una famiglia di rifugiati del 1948 (come il 90% degli abitanti di Gaza), ha militato fin da giovane nelle file islamiste radicali. Arrestato dagli israeliani e condannato a ben 4 ergastoli, fu poi rilasciato nel 2011, beneficiando dello scambio con cui venne liberato il caporale israeliano Gilad Shalit contro 1027 prigionieri palestinesi.

Sinwar dovrà dirigere l’intera organizzazione continuando a vivere a Gaza, nascosto nei tunnel, isolato dal resto di Hamas, con oggettive difficoltà di comunicazione, e soprattutto che i media israeliani definiscono “a dead man walking”. Ciononostante, le possibilità di concludere il negoziato per il cessate-il-fuoco e la liberazione degli ostaggi sono nelle sue mani. E di Netanyahu.

di Roberto Cetera