Simul currebant
Julien Alfred e Thea LaFond vincono i 100 metri
e il triplo per Saint Lucia e Dominica
«Ho detto a Dio, pregando, che ogni volta che correrò gli darò sempre gloria. La mia medaglia d’oro è per la gloria di Dio e per mio padre che è morto nel 2013». Sono le prime parole di Julien Alfred, 23 anni, dopo aver vinto sabato la finale dei 100 metri ai Giochi di Parigi con 10”72 (oggi corre la semifinale dei 200 metri). «È il primo oro per Saint Lucia, la mia piccola isola caraibica che ha 180 mila abitanti: so bene quanto sia importante per la mia gente questa vittoria olimpica: va ben oltre il fatto sportivo» spiega Julien che ha per motto sportivo e di vita All glory be to God in the highest. Sul suo profilo Facebook si presenta con God + family first. Per Instagram ha scelto un passaggio della Lettera ai Romani (8, 18): «Ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi».
«Sono una donna forte in Dio e una gran lavoratrice: questo mi ha reso ciò che sono» si racconta Julien, ricordando le prime corse a piedi nudi. «Vengo da una famiglia povera e non avevo le scarpe per correre: me le ha regalate Levern Spencer che faceva salto in alto e ha partecipato a quattro Olimpiadi per Saint Lucia».
Lo stesso gesto di fraternità oggi vuol farlo lei per i ragazzi più poveri della sua isola: «Ad aprile ho dato vita a una Fondazione per garantire ai giovani quello che non ho avuto io: le possibilità di accedere a un’istruzione migliore e di esprimersi con lo sport». Per inseguire il suo sogno olimpico e per studiare Julien è dovuta andare prima in Jamaica e poi negli Stati Uniti. All’Università del Texas si è laureata in comunicazione di comunità per bambini. «È difficile credere a quello che è successo nella mia vita, grazie allo studio e allo sport, partendo dalla povertà delle mie origini». Da ragazzina che correva scalza a donna più veloce del mondo.
Le fa eco — in fondo sono anche “vicine di casa” — Thea LaFond, 30 anni, che, quasi in contemporanea, ha vinto il salto triplo con 15.02: primo oro per la piccola isola caraibica di Dominica (72.000 abitanti). «I miei salti sono una lode a Dio: i miei genitori — la mia è una famiglia semplice, umile — mi hanno insegnato, fin da piccola, a pregare in modo non formale e avendo confidenza con Dio anche facendo sport» racconta Thea.
Frequenta la parrocchia di San Giovanni evangelista a Silver Spring, negli Stati Uniti, dove vive. «Non faccio altro che ringraziare Dio per i suoi doni e se penso al numero di persone che pregano per me... non posso che rendere gloria a Dio attraverso il mio essere atleta». Si è laureata all’Università del Maryland, trovando nel centro degli studenti cattolici «una famiglia, una seconda casa». Tanto che confida: «Ho iniziato a portare all’adorazione eucaristica e a messa le mie compagne di squadra. Con il tempo ho fatto esperienza che non importa dove vai, puoi anche non avere una famiglia vera e propria, ma c’è una chiesa cattolica quasi ovunque: lì troverai accoglienza umana e spirituale. Nella comunità cristiana sei sempre a casa». Anche alle Olimpiadi.
di Giampaolo Mattei