La buona Notizia
Il Vangelo di Giovanni ci dice che il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio, e che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. E ci racconta che un pomeriggio, sul tardi, dopo una giornata di guarigioni, l’uomo Gesù si sedette con i suoi discepoli su una collina erbosa, aspettando di godersi il fresco della sera. La prima Lettera di Giovanni esprime un gioioso stupore perché «contemplammo e […] le nostre mani toccarono» questo Verbo della vita. Ma quel pomeriggio probabilmente i discepoli potrebbero aver provato nient’altro che una pace inspiegabile, forse un effetto dell’aria più mite e della luce che andava attenuandosi. Poi le folle si riunirono, portando con loro il problema molto umano di bilanciare il bisogno con il sufficiente. Come dare da mangiare a migliaia di persone affamate? Il Vangelo comprende Gesù, che quella notte cammina sulle acque, come molto generoso nel trattare con la realtà. Ha trasformato l’acqua in vino. Vista la libertà che gli concede la sua divinità, perché risponde in quel modo alla situazione? Invece di moltiplicare semplicemente pani d’orzo e pesci, perché non condividere un banchetto? A ogni modo, la folla che lui ha nutrito minaccia di prenderlo per farlo re, quindi una cena semplice è senz’altro la cosa migliore. Se tra questa moltitudine solo un ragazzo ha portato del cibo per sé, per gli altri deve essere stato più difficile separarsi da Gesù di quanto si fossero aspettati e hanno dimenticato l’ora. Diciamo che quel ragazzino aveva con sé pani e pesci perché la madre era preoccupata in quanto era un po’ troppo esile per la sua età. Diciamo che l’amore e la cura che ha messo in quei pani si sono moltiplicati nelle mani di Gesù e hanno saziato tutti in modo stupefacente intanto che, mentre Gesù guardava, sorgeva la buona luna. Non è stato forse un miracolo?
di Marilynne Robinson