Il grazie corale al Papa: «sentirlo vicino

Un grande “grazie”. Come un vento che arriva a Roma, al Papa, da un luogo antico di secoli che nelle ultime ore in particolare è assurto a simbolo degli ucraini che si affidano a Dio per resistere e credere, oltre il sangue e i missili, a un futuro di pace per la loro terra. Un coro che prende vita subito dopo la messa presieduta ieri dal cardinale Pietro Parolin a nome di Francesco nel santuario mariano di Berdychiv.
«Innanzitutto, ringrazio Dio per i tanti segni attraverso i quali ci dimostra la sua presenza. Questo ci incoraggia anche a non perdere la fiducia, a non soccombere alle notizie e agli eventi tristi» confida ai media vaticani il vescovo di Kharkiv-Zaporizhia, Pavlo Goncharuk. Uno di questi segni è la presenza del segretario di Stato da venerdì scorso nel Paese. Per tutti, e lo ripetono a oltranza vescovi e fedeli, è una benedizione. «È un segno che non siamo dimenticati, che il Papa pensa a noi, il Papa prega per noi», fa eco monsignor Oleksandr Yazlovetskiy, vescovo ausiliare di Kyiv-Zhytomyr.
Sulla stessa linea è l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash: «Desideriamo far sentire al cardinale Parolin quanto l’Ucraina sia grata per quello che fa personalmente, per quello che fa la Santa Sede, anche attraverso la missione del cardinale Zuppi, attraverso gli aiuti umanitari, la preghiera, la comunicazione con gli altri Stati, l’influenza sul clero in altri Stati attraverso i vescovi e le comunità. Credo che questo sia un momento molto importante per entrambe le parti: il cardinale porta la sua buona notizia e l’Ucraina risponde con un messaggio di gratitudine, amore e un abbraccio» per lui «e, attraverso di lui, per Sua Santità».
Della solidarietà che come onde di un mare mai fermo bagna da due anni e mezzo la nazione est europea parla il missionario della Consolata, don Luca Bovio, segretario nazionale delle Pontificie opere missionarie in Polonia. Don Luca ha portato molte volte aiuti umanitari in diverse zone dell’Ucraina. Un sostegno, assicura, di cui c’è ancora bisogno e che si aggiunge al bisogno altrettanto stringente della preghiera. La presenza del cardinale Parolin, sostiene il religioso, «credo che ha proprio questo significato: il primo aiuto è di pregare instancabilmente, pregare per il dono della pace, ma pregare anche per le tante persone toccate dalla guerra, per i defunti, i feriti, le famiglie che sono dovute scappare». Tutte queste intenzioni poste «qui ai piedi della Madre di Dio, venerata a Berdychiv in questo bel santuario».
Fa eco con semplicità Maria, una delle tante persone che hanno affollato ieri il santuario: «Ringraziamo Dio per il cardinale Pietro Parolin, che non ha avuto paura di venire in Ucraina per pregare e concelebrare con i vescovi della nostra Chiesa, con i sacerdoti e la gente comune». Chiediamo a Maria, Regina della Pace, che «si prenda cura di noi, del nostro popolo, dei nostri difensori, di tutte le nostre famiglie».
di Alessandro De Carolis