· Città del Vaticano ·

Il Pontefice nel trentennale dell’attentato contro la sede dell’Amia in Argentina

Giustizia e pace prevalgano su odio e divisioni

People hold images of the victims of the 1994 bombing attack on the Argentine Israeli Mutual ...
19 luglio 2024

«Lavorare instancabilmente per un mondo più fraterno, dove la giustizia e la pace si abbraccino, perché senza giustizia non ci sarà pace duratura ed efficace»: è questo il cuore del messaggio di Papa Francesco diffuso in occasione del 30° anniversario dell’attentato contro la sede dell’Amia (Associazione mutualità israelita argentina), a Buenos Aires. La ricorrenza è stata celebrata ieri, giovedì 18 luglio, nel Paese latinoamericano: in quello stesso giorno del 1994, infatti, alle 9.53 del mattino, un furgone carico di tritolo esplose nel parcheggio del palazzo dove si trovavano gli uffici dell’Associazione. L’edificio crollò, provocando 85 morti e oltre 300 feriti. Il drammatico episodio è passato alla storia come l’attentato più grave di sempre perpetrato in Argentina.

Nel contesto del lutto nazionale decretato ieri nel Paese, il messaggio del Pontefice esorta dunque alla riflessione e alla preghiera, nel ricordo delle vittime di quella «oscura tragedia» e nell’invito a mantenere costante «l’impegno per la giustizia».

«Scegliamo il silenzio», scrive Francesco, inteso «non come un vuoto, ma come una presenza palpabile di coloro che non ci sono più». Il silenzio infatti «è insieme lutto e speranza» e consente di avvertire sia «l’eco di vite stroncate e il peso dell’assenza», sia di trovare «la forza di affrontare la realtà del male e la resilienza per andare avanti».

Al contempo, dal Pontefice arriva l’esortazione a guardare alla memoria come «nostra guida», ovvero come uno strumento utile non solo per ricordare il passato, ma anche per proiettarsi «con speranza verso un futuro in cui tali riprovevoli atti di violenza non si ripetano».

In quest’ottica, fermo è l’appello di Francesco a non arrendersi nella ricerca della giustizia, intesa non come «vendetta o rivincita, ma come verità e riparazione». Elemento essenziale per le famiglie delle vittime e per «la coesione del tessuto sociale nazionale», la giustizia comporta, infatti, «il rispetto per ogni vita umana e per la dignità» e in quanto tale essa «deve prevalere sull’odio e sulla divisione». «Questa è la base su cui costruire il bene comune — sottolinea il Papa —, non solo per onorare coloro che abbiamo perso, ma anche per proteggere le generazioni future».

Infine, il Pontefice invita «tutte le persone di fede e tutte le persone di buona volontà a unirsi nella preghiera e nell’azione», pregando a sua volta per tutte le famiglie che «ancora piangono i loro cari» e per tutti i sopravvissuti «feriti nel corpo e nell’anima», e invocando su di essi il conforto del «Dio della pace».