· Città del Vaticano ·

Vi scrivo da Gaza

Una giornata
«di questa guerra selvaggia»

 Una giornata «di questa guerra selvaggia»  QUO-160
16 luglio 2024

Mentre scrivo questa lettera, abbiamo passato il 280° giorno di questa guerra selvaggia e pericolosa nella distrutta Striscia di Gaza. Oggi vorrei parlare della routine quotidiana di noi rifugiati nella parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza city.

Di solito ci svegliamo alle 7,30 e facciamo una semplice colazione con le nostre famiglie. Mangiamo spesso pane con Za’tar (mix di spezie) e olio con una tazza di tè o caffè: questa è la colazione tradizionale palestinese ed è molto veloce da preparare. A proposito, non c’è gas per far bollire l’acqua e quindi usiamo alcune alternative.

Verso le 10 ci rechiamo in Chiesa per pregare e partecipare alla Santa Messa, frequentata quotidianamente da circa 40 parrocchiani. Abbiamo un’intenzione in comune, per cui preghiamo ogni giorno: la pace in Terra Santa, specialmente nella Striscia di Gaza.

Alle 12 iniziamo a preparare il pranzo. Recentemente abbiamo stabilito dei turni in cucina, alternando gruppi di parrocchiani, che preparano il pranzo tre giorni a settimana. Quando non lo fanno, lo prepariamo da soli con le cose semplici che abbiamo. Per cuocere gli alimenti affrontiamo sicuramente molte sfide perché cuciniamo in spazi aperti, quindi potrebbe essere molto pericoloso. A volte, infatti, sentiamo il rumore di bombe e spari e abbiamo timore che ci colpiscano dei piccoli pezzi di razzi. Sappiamo che i razzi non hanno un orario fisso per essere lanciati e quindi in ogni momento potremmo sentire il disastroso suono dei bombardamenti.

La maggior parte del cibo che abbiamo è riso, grano e verdure: abbiamo ricevuto, infatti, come sollievo, dei barattoli che contengono per esempio i piselli verdi. Mangiamo lo stesso cibo da sette mesi.

Molti si domanderanno: come cuciniamo? Visto che dall’inizio della guerra siamo rimasti senza gas, ora utilizziamo la legna. È difficile cucinare con il fuoco, a causa del fumo e ora siamo nella stagione estiva che lo rende più difficile. Apprezziamo le nostre mamme e tutte le donne della parrocchia, perché cucinano sempre per noi e svolgono tutti i lavori domestici in condizioni difficili, come lavare i piatti con la poca acqua a disposizione.

La sera alle 18 preghiamo il Santo Rosario, che è la nostra unica arma in questa difficile situazione. Alle 19, solitamente, consumiamo la nostra umile cena, che a volte consiste in biscotti, accompagnati da una tazza di tè. Subito dopo, trascorriamo del tempo con le nostre famiglie e i nostri amici.

La Chiesa ha programmato l’accensione del generatore di corrente quattro mesi fa: funziona tre giorni a settimana e dura solo due ore.

Alle 23, infine, andiamo a dormire sperando che il giorno dopo vada meglio.

di Suhail Abo Dawood