· Città del Vaticano ·

«Delitto e castigo» secondo Robert Louis Stevenson

Dostoevskij e la stanza
della «tortura»

  Dostoevskij e la stanza della «tortura»  QUO-160
16 luglio 2024
In una lettera dei primi di marzo del 1886, inviata all’amico John Addington Synod, lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson tesse alte lodi di Dostoesvskij, mostrando una particolare predilezione per Delitto e castigo, «il più grande libro che abbia letto negli ultimi dieci anni». E si rallegra con l’amico che lo ha appena acquistato. Stevenson si dice dunque «sbalordito» dal fatto che molti lettori abbiano giudicato il romanzo «più che noioso», e cita lo scrittore statunitense Henry James, il quale aveva affermato di aver tentato più volte di finirlo, senza mai riuscirci. James non apprezza Raskol’nikov perché non è «oggettivo», quindi non credibile: al contrario, per Stevenson l’umanità del protagonista è resa con una lucidità ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati