Un ex presidente statunitense in corsa per la rielezione vittima di un attentato; la Russia che indica come potenziali obiettivi le capitali europee dopo aver evocato per mesi una escalation nucleare a seguito del sostegno dell’occidente a un Paese libero e democratico invaso dalle sue truppe; gli Usa che decidono di dispiegare nuovamente i missili tattici in Germania; la Nato che si riarma pesantemente; Cina e Russia che svolgono massicce esercitazioni militari congiunte. Se un uomo si fosse fatto ibernare sessant’anni fa e ieri fosse stato svegliato, probabilmente avrebbe creduto di aver dormito non più di qualche settimana. Sui giornali avrebbe letto questo, notizie da piena guerra fredda.
Invece siamo nel 2024. E la prima cosa che viene in mente è un’amara conferma: gli uomini non imparano mai dalla storia. Ripetono il passato, impigliati negli stessi schemi. Schemi di guerra. Schemi di morte. E allora conflitti, proclami minacciosi, democrazie messe a dura prova da una politica che da confronto si fa scontro violento.
La seconda è un’inquietante constatazione. Siamo così assuefatti, anzi, peggio, indifferenti, che persino la minaccia di una guerra atomica tra le maggiori potenze ci appare normale; eppure qualche decina di anni fa ci avrebbe precipitati nel terrore. E normali ci sembrano anche la guerra nel cuore dell'Europa e il conflitto a Gaza, con il loro carico di distruzione e morte. Neppure le immagini agghiaccianti di un numero inaccettabile di bambini morti — ma anche uno solo dovrebbe esserlo — sembrano ormai smuoverci.
Che cosa sta succedendo? Che cosa ci sta succedendo? Una volta, di fronte a simili angoscianti notizie, dinanzi al pericolo di una ecatombe nucleare, di cui alcuni irresponsabilmente parlano come di una eventualità come tante, probabilmente ci si sarebbe mobilitati in massa, le piazze del mondo si sarebbero riempite contro questa follia. Oggi invece nulla. Tutto normale, come se si trattasse semplicemente di un film che parla di un passato ormai lontano.
Ma davvero tutto questo non fa neppure un po’ di paura? Possibile che l’unico a sentire la drammaticità del momento, a leggere con chiarezza e preoccupazione i rischi che si stanno correndo sia Papa Francesco?
di Gaetano Vallini