Nella dottrina sociale la solidarietà è «l’esigenza di riconoscere nell’insieme dei legami che uniscono gli uomini e i gruppi sociali tra loro, lo spazio offerto alla libertà umana per provvedere alla crescita comune, condivisa da tutti» (Compendio, 2004, 194). Tale nozione viene precisata nella Populorum progressio (1967), che auspica lo sviluppo integrale dell’uomo e lo sviluppo solidale dell’umanità riconoscendo l’interdipendenza tra uomini e comunità, e nella Sollicitudo rei socialis (1987) che ne evidenzia la duplice valenza di virtù morale e principio sociale ordinatore delle istituzioni.
L’impatto sul diritto internazionale del magistero in materia di solidarietà è particolarmente evidente. Basti pensare all’accento della Sollicitudo rei socialis sulla destinazione universale dei beni anche nell’ambito delle relazioni internazionali, che intende la solidarietà tra Stati come strumento di concreto perseguimento della pace, coerentemente con la Pacem in Terris (1963), e così informa la disciplina dello sviluppo, il diritto internazionale dei disastri, il trattamento preferenziale riservato ai Paesi meno sviluppati nelle relazioni economiche internazionali.
Anche il sistema di sicurezza collettiva Onu e il trattato istitutivo della Nato, così come gli obblighi erga omnes e la “terza generazione di diritti umani”, risentono di tale influenza. La solidarietà informa, poi, alcune dottrine invocate nella prassi, quali la responsabilità di proteggere e l’intervento umanitario, che postulano, rispettivamente, la responsabilità sussidiaria della comunità internazionale a fronte dell’incapacità del sovrano territoriale di reprimere le atrocità nei confronti della propria popolazione, e l’ammissibilità dell’intervento armato nel territorio di uno Stato a supporto della popolazione vessata.
L’influenza maggiore si ha nel diritto internazionale dell’ambiente, in particolare con riferimento ai principi dello sviluppo sostenibile e dell’equità intergenerazionale. Già nella Populorum progressio si ammetteva un obbligo di solidarietà intergenerazionale, poi esplicitato nella Laudato si’ (2015) che concepisce il pianeta come un dono gratuito che riceviamo dalle generazioni precedenti e lasciamo a quelle future, un orientamento già incorporato nella Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo (1992), nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (1992) e infine ribadito negli strumenti successivi.
di Mariangela La Manna
Docente di diritto internazionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore