Costruttori di fratellanza

A conclusione della visita in Honduras per la riapertura della nunziatura apostolica di Tegucigalpa, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, sabato 13 luglio ha presieduto l’Eucarestia nella basilica di Nostra Signora di Suyapa. Hanno concelebrato l’arcivescovo Gábor Pintér, nunzio apostolico nel Paese centro-americano, monsignor Giacomo Antonicelli, segretario della nunziatura, i vescovi della Conferenza episcopale nazionale (Ceh) e altri sacerdoti. Ecco una nostra traduzione dell’omelia pronunciata dal presule in spagnolo.
Cari fratelli nell’episcopato,
Caro Nunzio Apostolico,
Caro Monsignor Giacomo, Segretario della Nunziatura Apostolica in Honduras,
cari sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiosi, religiose,
distinte autorità civili e membri del Corpo Diplomatico,
fratelli e sorelle tutti nel Signore,
Oggi, pieno di gratitudine, ritorno a questa casa che è la mia casa con un incarico che riempie di gioia il mio cuore: trasmettere a tutti voi il caloroso saluto che sua Santità, Papa Francesco, vi rivolge come Padre e Pastore. Martedì scorso, quando sono passato a salutarlo e l’ho informato di questa visita, mi ha raccomandato vivamente di trasmettere al popolo honduregno il suo affetto e il ricordo costante nelle sue preghiere e di chiedere a tutti voi di pregare, per favore, per lui davanti alla nostra Madre de Suyapa.
Dopo i quattro anni del mio servizio nella Nunziatura Apostolica, l’ultima volta che ho avuto l’opportunità di venire come pellegrino nella bella Basilica di Nostra Signora di Suyapa è stato nell’anno 2011. Fin dalla prima volta mi sono sentito accolto dalla presenza materna di Nostra Signora in questa sua casa e anche avvolto dal vostro affetto, cari fratelli e sorelle honduregni, che fin dall’inizio mi avete fatto sentire in famiglia. Ora, dopo più di un decennio, pieno di emozione, commosso e grato, torno in questo Paese che considero casa mia e, in particolare, in questo luogo sacro, per affidare all’amorevole intercessione di Santa Maria, Madre di Dio, la Chiesa, il Santo Padre e il suo ministero di pastore universale, come pure la mia persona e l’amato popolo honduregno.
Come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo, dopo l’annuncio dell’Angelo, «Maria si mise in viaggio» (Lc 1, 39), non restò statica, paralizzata o attonita evocando il significato del messaggio ricevuto, ma si mise subito in cammino. Il cammino di Maria è pure il cammino della Chiesa. Maria, come anche la Chiesa, pur senza smettere di camminare, sa anche fermarsi. Perciò questo santuario di Suyapa — che occupa un posto speciale nel cuore di tutta la meravigliosa gente di questo Paese — come ognuno dei santuari mariani che si trovano sparsi per la geografia del mondo, sono come una sosta intermedia nel cammino, una curva nel percorso della vita, dove Maria ci attende tutti per confortare i nostri cuori stanchi e dolenti, e per alleviare le sofferenze che non mancano mai nel duro tragitto dell’esistenza.
Nel suo amore infinito, Dio ha disposto che ogni santuario mariano sia un angolo dove la Vergine, attenta e vigile, accoglie i suoi figli e ricorda loro che lei continua ad accompagnarli nel loro pellegrinaggio verso la Patria celeste. Pertanto, il cammino di Maria è anche il cammino della Chiesa. Maria è madre che cammina con la Chiesa, che a sua volta è madre, nostra madre. Per questo motivo, tutti noi, Pastori e fedeli, figli e figlie della Chiesa, siamo in questo santuario di Suyapa per venerare e onorare Maria, Madre nostra e Madre di Dio, patrona e protettrice dell’amato popolo honduregno; e la supplichiamo di mostrarci il Cammino, che è suo Figlio Gesù Cristo, pregandola con la bella e antica invocazione «iter para tutum», affinché protegga il nostro cammino, lo renda sicuro e ci aiuti a non smarrirci in sentieri di tenebre e ombre di morte.
Maria, attraverso il mistero dell’Annunciazione e della Visitazione, è l’esempio che tutti noi siamo invitati a seguire. Lei, che prima ha accolto Gesù nella sua esistenza e poi ha condiviso ciò che aveva ricevuto, è il modello di ogni credente. Ogni volta che riceviamo Gesù nella santa Comunione, Lui si fa carne nella nostra vita e ci esorta ad accoglierlo e a onorarlo nella carne dei più poveri e abbandonati.
Cari fratelli e sorelle, in questo tempo tristemente segnato dall’orrore della guerra, dal maltrattamento della nostra casa comune, dalla povertà scandalosa e arrogante che colpisce tanti nostri prossimi, imploriamo l’intercessione di Nostra Signora di Suyapa affinché, come Lei, anche noi accogliamo nel nostro cuore Colui che è la Parola, e testimoniamo al mondo intero che soltanto Gesù Cristo è il centro vivo che può dare senso alla vita, e la fonte per sostenere la vera fratellanza fondata sulla giustizia, la pace e la riconciliazione.
Oggi, giunto alla fine della mia visita all’amato popolo honduregno, desidero rinnovarvi i migliori auguri del Santo Padre e incoraggiarvi a supplicare instancabilmente la Patrona dell’Honduras affinché protegga la Chiesa, il Papa, questa Nazione e il mondo intero. E affinché, con amorevole sollecitudine materna, continui a prendersi cura e a proteggere la missione che Dio ha affidato a ognuno di noi, e noi ci impegniamo a essere testimoni dell’amore misericordioso del Padre — fonte dalla quale nasce e rinasce sempre la gioia —, costruttori di fratellanza e collaboratori del Signore nell’edificazione di una civiltà fondata sull’amore. Così sia.