Pio XII e la Shoah,
Il 4 giugno del 1944, Roma è finalmente libera. I soldati statunitensi sfilano per le strade cittadine in mezzo alla folla che esulta per la liberazione dall’occupazione nazifascista. Il giorno seguente, il 5 giugno, Papa Pio xii parla al popolo romano esprimendo gratitudine ma invitando a frenare istinti di rancore e di vendetta. Ma cosa ha detto e fatto Papa Pacelli nei mesi precedenti? Perché pur essendo ricordato come “defensor urbis”, il difensore della città, dopo la morte sarà perseguitato dalla “leggenda nera” di Pontefice indifferente e inerme di fronte allo sterminio degli ebrei? Ottant’anni dopo, un podcast di Radio Vaticana – Vatican News, Pio xii e la Shoah, prova a rispondere a questi interrogativi attraverso la viva voce del Pontefice romano, estratta dall’archivio editoriale multimediale della Radio Vaticana, e le ricerche sui nuovi documenti di quel pontificato.
Nei quattro episodi della serie, pubblicata sul sito vaticannews.va e su Spotify, lo storico Matteo Luigi Napolitano, autore del volume Il secolo di Pio xii . Momenti di storia diplomatica vaticana del Novecento” (Luni editrice) e Andrea Tornielli, direttore dei media vaticani e studioso della biografia di Pacelli, a ottant’anni dalla liberazione di Roma, commentano passaggi dei suoi discorsi sulla base dei nuovi documenti d’archivio accessibili dal 2020.
«Noi — spiega Tornielli nel primo episodio — dobbiamo stare molto attenti a non creare, come contraltare alla leggenda nera su Pio xii , una leggenda rosa. Il tema va visto con i documenti in tutta la sua complessità. Ma Pacelli aveva un’idea ben precisa su dove stesse il bene e su dove stesse il male. Il bene per lui stava nelle democrazie o in chi combatteva il nazifascismo. Era profondamente anticomunista, ma cosciente che dei due mali il primo, il più urgente, da battere era il nazifascismo». (fabio colagrande)