· Città del Vaticano ·

In un volume del cardinale Semeraro storie di «testimoni capaci di futuro»

Verso il Giubileo con i santi compagni di speranza

 Verso il Giubileo con i santi compagni di speranza  QUO-155
10 luglio 2024

Figure esemplari ma concrete, nelle quali è possibile riconoscere lo stile della speranza cristiana, profili di donne e uomini vissuti in massima parte nel nostro tempo e sulla via della santità. Sette canonizzati, due ancora venerabili, gli altri già dichiarati beati: da Giuseppina Bakhita alla famiglia Ulma, passando per il cardinale Van Thuân, sono eterogenei i «compagni di speranza» protagonisti della nuova pubblicazione a cura del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei santi.

Intitolato Compagni di speranza. Storie di testimoni capaci di futuro (Libreria Editrice Vaticana 2024, pagine 176, euro 16), il volume offre — si legge in una citazione di Paolo vi presente nella premessa — un «programma della santità», un «programma versatile» che «ciascuno può adattare alle circostanze della propria vita».

La proposta mira a rendere fecondo il cammino verso il Giubileo del 2025, in vista del quale Papa Francesco aveva, nella Lettera dell’11 febbraio 2022, invitato a una preparazione simile a «una grande sinfonia di preghiera» con l’obiettivo di «tenere accesa la fiaccola della speranza».

Testimoni di quella che l’intellettuale e mistico francese Charles Péguy definiva «virtù bambina» che «attraverserà i mondi portando le altre» due — fede e carità —, i «pellegrini di speranza» sono, seguendo l’ordine di lettura, Benedetto Giuseppe Labre, il francese «vagabondo di Dio» che visse nella seconda metà del ’700 scegliendo come monastero la strada; Dulce Lopes Pontes, la francescana brasiliana «madre dei poveri» che fece della carità la cifra caratterizzante la sua vita, e José Gregorio Hernández Cisneros, medico venezuelano vissuto a cavallo tra ’800 e ’900. Ancora, vengono presentate le storie di Margherita di Città di Castello, disabile emarginata nell’Italia del 1200; Nunzio Sulprizio, ragazzino anagraficamente ma “adulto” nella pratica del bene; Giuseppina Bakhita, sudanese rapita da bambina e ridotta in schiavitù, e François-Xavier Nguyên Van Thuân, cardinale vietnamita per tredici anni prigioniero a Saigon.

Tra i testimoni di santità scelti da Semeraro, anche la famiglia Ulma, che pagò con la morte — i coniugi con i loro sette figli — la scelta di accogliere otto ebrei nella Polonia ferocemente occupata dai nazisti, e la laica missionaria francese Madeleine Delbrêl. Prima di concludere con Giovanni xxiii e Paolo vi , «i due profeti del Concilio», viene dato spazio a Franz Jägerstätter, il contadino austriaco che rifiutò di arruolarsi tra i nazisti e che a un passo dal martirio scrisse alla moglie: «Cuore di Gesù, Cuore di Maria e il cuore mio siano uniti in un cuore per tutta l’eternità».

«L’elenco — si legge nella premessa — è solo esemplare ed è stato stilato perché, conoscendo tali figure, ciascuno possa adattare a sé stesso ciò che predicava Sant’Agostino: “Noi oggi leggiamo cose già realizzate e molto ci rallegriamo per il fatto che la nostra speranza sia stata preannunziata dai santi. A noi oggi è dato leggerne il racconto. Chi non si rallegrerà di questo? Chi non vorrà sperare che accadranno anche le cose che non sono ancora accadute, se tante se ne sono già verificate?”».

L’espressione «compagni di speranza» riferita ai santi è mutuata da un’udienza del 2017, nella quale Papa Francesco sottolineava come la compagnia dei «fratelli e sorelle “maggiori” — i santi — che sono passati per la nostra stessa strada, che hanno conosciuto le nostre stesse fatiche e vivono per sempre nell’abbraccio di Dio», non soltanto noi la invochiamo, ma pure ci viene «regalata».

In quella stessa occasione, ricorda l’autore, il Papa spiegava ancora «che l’esistenza dei santi “ci dice anzitutto che la vita cristiana non è un ideale irraggiungibile. E insieme ci conforta: non siamo soli, la Chiesa è fatta di innumerevoli fratelli, spesso anonimi, che ci hanno preceduto e che per l’azione dello Spirito Santo sono coinvolti nelle vicende di chi ancora vive quaggiù”».

D’altra parte, rimarca il prefetto del Dicastero delle Cause dei santi citando Benedetto xvi nell’enciclica Spe salvi, «la capacità di soffrire per amore della verità è misura di umanità. Questa capacità di soffrire, tuttavia, dipende dal genere e dalla misura della speranza che portiamo dentro di noi e sulla quale costruiamo».

Quanto a noi, «abbiamo bisogno di testimoni, di martiri, che si sono donati totalmente. […] Ne abbiamo bisogno per preferire, anche nelle piccole alternative della quotidianità, il bene alla comodità, sapendo che proprio così viviamo veramente la vita».

di Lorena Leonardi