«Benevolenza vuol dire contribuire alla crescita della persona nella sua umanità», affermava Joaquín Navarro-Valls, storico portavoce di san Giovanni Paolo ii e direttore della Sala stampa della Santa Sede dal 1984 al 2006. Una disposizione verso gli altri coniugata a una posizione direttiva, propria del medico e giornalista spagnolo, a cui è stato dedicato il “Premio internazionale per la leadership e la benevolenza Joaquín Navarro-Valls”. Un riconoscimento organizzato dalla Biomedical University Foundation, ente no-profit a sostegno dello sviluppo dell’Università e della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico che lo stesso Navarro-Valls, ha ricordato il presidente della fondazione Alessandro Pernigo, contribuì a istituire nel 2015.
Giunto alla seconda edizione, il premio è stato consegnato lunedì 8 luglio nella sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma. È assegnato a «personalità di grande spessore», con lo scopo «di promuovere modelli che contribuiscono al miglioramento della società attraverso la solidarietà e la benevolenza per un mondo più responsabile, sostenibile e inclusivo». Obiettivo dell’iniziativa, inoltre, la creazione di dieci borse di studio per gli studenti più meritevoli del Campus-Bio Medico.
Il premio 2024 è andato, per la categoria senior, a Lina Tombolato Doris, che nel 2022 ha inaugurato la Fondazione Ennio Doris, in memoria del marito, fondatore della banca Mediolanum, scomparso l’anno precedente. Numerosi infatti, si è letto nelle motivazioni del riconoscimento, «sono i progetti a favore dell’infanzia in condizioni di disagio, borse di studio per la formazione universitaria e tecnica erogate a giovani provenienti da contesti svantaggiati, nonché attività a sostegno delle famiglie e degli anziani, con il desiderio di accompagnare le persone bisognose».
Insieme ad Ennio, ha ricordato Gianni Letta, che ha consegnato il premio, Lina ha dimostrato come si possa essere leader in due, fianco a fianco, in una vita di esempio rivolta sempre al futuro, ma senza dimenticare le proprie origini, nel caso specifico quelle in un piccolo paese del Veneto.
Nicolò Govoni, 30 anni, presidente e fondatore dell’ong “Still I Rise”, è stato il vincitore del premio per la categoria junior. Ha creato la sua associazione nel 2018 sull’isola di Samos in Grecia per far fronte all’emergenza educativa di bambini migranti e vulnerabili.
Essa opera attualmente anche in Siria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Yemen, Colombia e India e si è presa cura dell’istruzione di circa 20 mila ragazzi. «Nominato nel 2020 per il Premio Nobel per la Pace, Govoni ha dimostrato nel tempo generosità e consistenza umana nel suo impegno sui temi dell’educazione e del sostegno ai bambini e adolescenti in situazione di vulnerabilità» ha letto nelle motivazioni la premiatrice Luisa Todini.
Nel corso della cerimonia alcune personalità hanno condiviso il loro ricordo di Navarro-Valls, scomparso il 5 luglio 2017. Il giornalista Ferruccio De Bortoli, che lavorò con lui per la pubblicazione del libro di Giovanni Paolo ii Memoria e identità, ha sottolineato come, attraverso il suo esempio, «il potere debba essere riconosciuto per la sua responsabilità, non per il suo arbitrio», e per la capacità di creare relazioni sulla base della fiducia. Allo stesso modo l’allora inviato Alberto Michelini ha ricordato i consigli ricevuti prima di scegliere se entrare in politica nel 1984. Navarro-Valls è stato “El Portavoz” per antonomasia, ha ribadito la decana dei vaticanisti Valentina Alazraki. Insieme al Papa avevano la stessa idea della comunicazione istituzionale e una professionalità e una leadership unita all’umanità, ha aggiunto la giornalista messicana, ricordando la commozione di Navarro-Valls davanti i colleghi della Sala stampa della Santa Sede poche ore prima della morte di Papa Wojtyła.
La sala riservata ai giornalisti della Sala stampa della Santa Sede, non a caso, è dal 2019 intitolata allo stesso Navarro-Valls, ha sottolineato poi Alessandro Gisotti, vicedirettore editoriale del Dicastero per la comunicazione e nel 2019 direttore della Sala stampa. Il suo insegnamento — proprio anche del successore padre Federico Lombardi —, ha detto Gisotti, è stato far capire che l’informazione deve contare anche per la Chiesa e la Santa Sede, che non esistono domande buone o cattive, ma solo interessanti e non interessanti, e l’importanza della cordialità con tutti i colleghi, con una distinzione di ruolo che non diventa mai distanza.
di Michele Raviart