· Città del Vaticano ·

L’arcivescovo Gallagher all’Istituto per il servizio estero di Pasay City

La promozione della pace
tra i popoli come strumento
di vera difesa

 La promozione della pace tra i popoli come strumento di vera difesa   QUO-152
06 luglio 2024

Di fronte ai conflitti che oggi dilaniano diverse parti del mondo in una «terza guerra mondiale a pezzi»; di fronte alla corsa agli armamenti, alla minaccia nucleare, al terrorismo, è «essenziale comprendere che la difesa non è solo una questione di potenza militare, ma anche di sostegno alle istituzioni e di promozione degli accordi tra i popoli». Lo ha sottolineato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher che ieri, venerdì 5 luglio, ha concluso la sua visita di cinque giorni nelle Filippine.

Intervenuto presso la sede dell’Istituto per il servizio estero a Pasay City, il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali ha illustrato con un’ampia riflessione la diplomazia della Santa Sede nel contesto internazionale contemporaneo, ribadendo — sulla scia di Papa Francesco — che oggi, parlare di vittoria o sconfitta «non è realistico». Piuttosto, ha osservato, è necessario «stabilire un ordine nuovo e giusto» che trascenda le divisioni e guardi al riconoscimento della dignità umana.

Questo, ha aggiunto monsignor Gallagher, è in effetti l’approccio diplomatico della Santa Sede, il cui compito è «essere un segno di speranza» caratterizzato da una «neutralità positiva» la quale, piuttosto che perseguire il potere o il dominio, si radica in quei principi che «danno priorità al benessere di tutta l’umanità, sostengono la dignità umana e supportano una pace duratura», difendendo al contempo «il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà tra le nazioni».

«Attore transnazionale rilevante» e «autorità morale sovrana e indipendente», la Santa Sede — ha proseguito l’arcivescovo — esercita la sua azione diplomatica come soft power, fiduciosa «nella persuasione morale» e «nella leadership etica», con l’obiettivo di «promuovere la giustizia, la pace e la solidarietà su scala internazionale». Mediatore «affidabile» e «indipendente da alleanze e blocchi politici», la Santa Sede è quindi in grado di «costruire ponti là dove gli altri vedono solo divisioni insormontabili».

In un punto centrale del suo intervento, il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali si è soffermato sulla figura di Papa Francesco: il suo costante impegno nella difesa dei diritti umani, nello sviluppo umano integrale, nella cura della casa comune, nella difesa della pace e della non-violenza, infatti, lo rendono un «attore primario» della diplomazia vaticana, a sua volta «radicata nell’apertura sincera» e fondata sulla carità.

In particolare, ha evidenziato ancora l’arcivescovo Gallagher, di fronte «al crollo della fiducia tra le nazioni» e all’aumento, in numero e in gravità, di «conflitti e guerre», il coinvolgimento globale della Santa Sede — riflesso di una Chiesa che «partecipa alle gioie, ai dolori e alle preoccupazioni degli uomini di questo tempo», così come affermato dal concilio Vaticano ii — contribuisce ad allontanare le nazioni e i popoli dagli «schemi di guerra, risentimento e odio», incoraggiandoli a «progredire lungo la via del dialogo», guidati dalla «legge naturale piuttosto che dalla legge della forza».

Il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali ha sottolineato anche la «responsabilità morale» della diplomazia pontificia, esplicitata in molteplici ambiti, tra cui la difesa della sacralità della vita umana dal concepimento alla morte naturale; la salvaguardia del Creato; la lotta alla «cultura dello scarto» e alla «globalizzazione dell’indifferenza», accompagnata dalla promozione della «cultura dell’incontro» e della «globalizzazione della fraternità». Tutto questo, ha affermato ancora monsignor Gallagher, si inserisce nell’orizzonte del «realismo cristiano», là dove «l’arte di gestire le relazioni internazionali è saldamente radicata nel mondo reale, cercando soluzioni tangibili». Ciò significa «dare priorità al benessere, alla sicurezza e alla stabilità delle nazioni», piuttosto che al potere o agli interessi personali.

Al riguardo, l’arcivescovo ha citato alcuni ambiti specifici di esercizio della diplomazia vaticana: l’accesso al diritto fondamentale della salute; il sostegno a politiche economiche giuste; la lotta contro la «piaga tossica» della tratta di esseri umani; la promozione del multilateralismo e la difesa della libertà religiosa. Su quest’ultimo punto, in particolare, monsignor Gallagher ha ricordato che «la Santa Sede sostiene che la libertà religiosa non è solo un diritto umano, ma anche un percorso vitale» verso la promozione della «pace globale». Essa, infatti, svolge «un ruolo fondamentale nel sostenere la riconciliazione e la risoluzione non violenta dei conflitti».

Infine, ricordando il proprio mandato come consigliere della Nunziatura apostolica a Manila dal 1991 al 1995, nonché le visite di quattro Pontefici nelle Filippine (san Paolo vi nel 1970, san Giovanni Paolo ii nel 1981 e nel 1995, Papa Francesco nel 2015), l’arcivescovo Gallagher ha concluso il suo intervento incoraggiando il Paese del sud-est asiatico a portare avanti il suo «ruolo cruciale» di promotore della «cooperazione regionale» in Asia e di costruttore di «una società più umana e inclusiva». (isabella piro)