· Città del Vaticano ·

A due mesi dalle alluvioni di Rio Grande do Sul

Il popolo di Porto Alegre cerca la speranza

 Il popolo di Porto Alegre cerca la speranza  QUO-151
05 luglio 2024

«Stiamo vivendo un processo di pulizia. Camminando per le strade delle città si vedono montagne di rifiuti, difficili da rimuovere. In molte case sono rimasti solo i muri, in altre sono crollati. E poi c’è il problema delle malattie che stanno comparendo. E sono tante!». Monsignor Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), descrive così la triste realtà della capitale dello Stato di Rio Grande do Sul, due mesi dopo il più grande disastro naturale della sua storia, con le inondazioni che hanno causato 179 morti e colpito oltre due milioni di persone. «La situazione è molto delicata — racconta il presule — ci sono città e quartieri completamente distrutti. Non abbiamo un’idea esatta delle perdite subite dalla popolazione».

Nel mezzo della tragedia climatica, la speranza e la fede trovano spazio nelle espressioni di solidarietà e vicinanza. «Credo — è convinzione di Spengler — che nel momento storico che stiamo vivendo, una delle grandi missioni della Chiesa in America latina — e che è in linea con la proposta dell’Anno giubilare — sia quella di sperare per il nostro popolo che ha bisogno di essere nutrito, nella fede, ma anche nella speranza. La carità è una caratteristica quotidiana del popolo, che sa essere solidale, buono e generoso. Lo stiamo sperimentando ora, con la nascita di un movimento di solidarietà come non si è mai visto nella storia del Paese! Ma questa è una caratteristica dei popoli latinoamericani».

L’inverno è arrivato con forza nella regione meridionale del Brasile, il freddo si è impadronito di Rio Grande do Sul, con minime che hanno raggiunto i -2,7ºC nel comune di Vacaria. Le donazioni stanno aiutando le famiglie che hanno perso tutto, così come i senzatetto in cerca di rifugi pubblici. È un movimento di solidarietà locale, ma che si sta diffondendo in tutto il Paese e anche fuori dai confini brasiliani: un esempio arriva da Livorno, da dove, sabato 6 luglio, partiranno due container con indumenti invernali raccolti in Italia. «La solidarietà si fa con il cuore e con le mani — sottolinea Spengler — e questo lo possiamo vedere in modo molto concreto. Praticamente tutte le diocesi sono state coinvolte, e accanto a loro anche organizzazioni della società civile, singoli cittadini. Insomma, si assiste davvero ad uno sforzo comune di solidarietà. E questo dimostra quanto sia lodevole la nostra gente».

A due mesi dalla catastrofe, l’arcivescovo di Porto Alegre condivide la grande preoccupazione per il futuro di Rio Grande do Sul. «Finora abbiamo avuto questa grande ondata di solidarietà, ma la grande domanda è: cosa sarà nei prossimi mesi? Abbiamo un gran numero di microimprese, di piccoli imprenditori e di piccole industrie che hanno perso tutto e sappiamo che sono loro a fornire la maggior parte dei posti di lavoro. Non sarà facile, perché non si tratterà semplicemente di ricostruire, ma di “costruire” Rio Grande do Sul in modo diverso. È vero che il governo federale sta promettendo molti aiuti finanziari allo Stato, ma non sappiamo se, quando e come arriveranno. Anche il governo statale sta facendo promesse e anche i comuni, ma sappiamo che non hanno grandi possibilità. E la domanda rimane sospesa nell’aria: e domani?».

di Andressa Collet
e Silvonei Protz