· Città del Vaticano ·

A Trieste la cerimonia di apertura della 50.ma Settimana sociale dei cattolici in Italia con il presidente della Repubblica Mattarella e il cardinale Zuppi

La democrazia all’insegna
della «Fratelli tutti»

  La democrazia all’insegna  della «Fratelli tutti»  QUO-150
04 luglio 2024

«Non c’è democrazia senza un noi. Non c’è persona senza l’altro. L’enciclica Fratelli tutti ci offre un orizzonte concreto, possibile, attraente, condiviso. Un unico popolo». In queste parole del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, c’è molto del senso del dibattito in corso a Trieste durante la 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia, sul tema: «Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro». Ad aprirla è stato, ieri pomeriggio, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella — accolto dall’ovazione degli oltre mille presenti al Generali Convention Center — con un’intensissima lectio magistralis da cui ha lanciato un messaggio netto: «Il bene comune non è nell’interesse della maggioranza, ma è il bene di tutti e di ciascuno».

A precederlo sul palco era stato il cardinale Zuppi, il quale ha ricordato che, sin dalla prima edizione della Settimana sociale, tenutasi nel 1907 a Pistoia per iniziativa del beato Giuseppe Toniolo, «il cattolicesimo italiano ha sentito come propri i temi sociali, si è lasciato ferire da questi per progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ha pensato e operato non per sé ma per il bene comune del popolo italiano».

Il porporato ha sottolineato la scelta di Trieste come città simbolica, terra di confine segnata dal dialogo interculturale, ecumenico e interreligioso. Grandissima fu l’eco, qualche mese fa, della preghiera congiunta elevata dal molo Audace, di fronte alla centralissima piazza Unità, dai pastori di varie confessioni per la pace nel mondo: Trieste “porta” che unisce est e ovest, nord e sud, ma anche terra segnata da profonde ferite che non si sono del tutto rimarginate.

I confini, però, non devono essere muri o trincee, ma cerniere e ponti. «Il Vangelo ci aiuta a capire che siamo fatti gli uni per gli altri, quindi gli uni con gli altri. La nostra casa comune richiede un cuore umano e spiritualmente universale», ha affermato Zuppi, aggiungendo che «i laici cristiani non possono sottrarsi alle loro responsabilità»: serve quell’«amore politico», di cui parlava san Giovanni Paolo ii, «che deve assumere l’unità come un obbiettivo da perseguire».

Quindi il presidente della Cei ha concluso sottolineando che «i cattolici in Italia desiderano essere protagonisti nel costruire una democrazia inclusiva, dove nessuno sia scartato o lasciato indietro. Anche per questo dobbiamo essere più gioiosamente cristiani e semplicemente cristiani, disarmati perché l’unica forza è quella dell’amore. Vogliamo incarnare uno stile inclusivo, di unità nelle differenze. Soprattutto vogliamo esprimere tutto l’amore di cui siamo capaci per il nostro Paese. Amiamo l’Italia e, per questo, ci facciamo artigiani di democrazia, servitori del bene comune».

Dopo Zuppi e Mattarella, a prendere la parola è stato monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania, presidente del Comitato scientifico e organizzatore della Settimana sociale dei cattolici in Italia. «Cinquanta edizioni sono state il “lievito” nella vita della Chiesa, della società e della politica italiane; e ora un momento qualificante del cammino sinodale», ha affermato, aggiungendo che «senza democrazia si sottrae spazio alla nostra umanità, alla dignità della persona, alla nostra stessa testimonianza di fede, che può essere assicurata solo da società e Paesi in cui c’è dialogo».

Perseguire il bene integrale dell’uomo significa, ha ricordato il presule, «procurare il bene che vale di più, il meglio per gli altri, la loro maturazione, la loro crescita in una vita sana, nell’esercizio dei valori e non solo del benessere materiale», come insegna Papa Francesco proprio nella Fratelli tutti, nel solco di quell’«umanesimo plenario» di sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini di cui parlava Paolo vi nella Populorum progressio.

A seguire, Elena Granata, prima donna vicepresidente del Comitato organizzatore, ha sottolineato che «la partecipazione non potrà più avvenire nelle forme del passato. Partecipare non potrà essere solo prendere parte, ma dovrà diventare un’occasione per portare il proprio contributo». Diventa dunque «importante — ha osservato — capire perché la gente non partecipa. Forse perché nessuno li coinvolge».

Riferendosi a due centenari che ricorrono quest’anno — quello di Franco Basaglia, “il medico dei matti”, e quello di Danilo Dolci, “il pedagogista dei poveri” — Granata ha evidenziato che «le loro storie ci dicono quanto possa essere rivoluzionario il modo in cui guardiamo agli altri e a noi stessi. Ciascuno cresce solo se sognato, diceva Danilo Dolci. Da vicino nessuno è normale, diceva Franco Basaglia. Entrambi ci hanno insegnato il potere dello sguardo, e quanto sia importante saper coinvolgere: che vuol dire chiamare in causa, scomodare, attivare, saper dare inizio. Non solo fare noi ma saper coinvolgere, lasciar fare anche agli altri, motivandoli. E poi saper riconoscere: se le persone non si sentono riconosciute nel loro valore e nelle loro differenze non partecipano».

Stamane al Generali Convention Center si è svolta la prima sessione dell’assemblea plenaria con i 900 delegati provenienti da tutta Italia. Ad aprirne i lavori è stata la riflessione biblica del priore della Comunità di Bose, Sabino Chialà, La sessione è proseguita con le relazioni di Michele Nicoletti, dell’Università di Trento, su: «Amare la democrazia nelle sfide del presente»; e di Annalisa Caputo, dell’Università di Bari, su: «In prima persona: abitare e costruire la casa comune della democrazia». Quindi sono partiti i laboratori della partecipazione, sulle note della celebre canzone di Giorgio Gaber: «La libertà è partecipazione».

Intanto in giro per la città sono aperti i Villaggi delle buone pratiche, le Piazze della democrazia, le Tavole rotonde. E in piazza Unità d’Italia proseguono i lavori per l’allestimento del palco dove domenica alle 10.30 Papa Francesco celebrerà la messa dopo aver concluso i lavori al centro congressi.

da Trieste
Alvise Sperandio


Leggi anche:

L’appello di Mattarella alla Settimana sociale dei cattolici.
Zuppi: la democrazia soffre per la polarizzazione