«In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo…» (seconda lettura). Amos, nella prima lettura, dice: «Non ero profeta, né figlio di profeta…».
Ogni vita è una vocazione e una missione. Dio ci chiama per gli altri. Chiama ciascuno per nome, e lo pone nel mondo perché la vita che egli vivrà sia l’annuncio del suo amore.
Nel Vangelo si traccia il ritratto, l’identikit del missionario cristiano: uno che viaggia senza nulla, manifesta di non aver altro interesse all’infuori del messaggio che annuncia. La povertà dell’abbigliamento valorizza la dottrina predicata.
Non è il predicatore che conta, ma la Parola che egli annuncia. «L’evangelizzazione è il tema del “futuro”. Il tema che la Chiesa deve vivere continuamente e prolungare nell’avvenire. Evangelizzare vuol dire far presente Cristo nella vita dell’uomo e nella vita della società. Evangelizzare vuol dire fare tutto il possibile, secondo le nostre capacità, affinché l’uomo creda; affinché l’uomo ritrovi se stesso in Cristo, affinché ritrovi in lui il senso e la dimensione adeguata della propria vita».
Su queste parole del santo Papa Giovanni Paolo ii facciamo il nostro esame di coscienza!
Ricordiamo: nessuno di noi, né prete né laico, è essenzialmente un annunziatone; innanzitutto siamo produttori. Annunziamo la pace, in quanto siamo produttori di pace; annunziamo la fraternità, in quanto produciamo fraternità; siamo annunziatori di verità, in quanto facciamo la verità!
In altre parole, come diceva Gandhi: «Io non ho messaggi da lanciare al mondo; il mio messaggio è la mia vita».
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
Domenica 14 luglio
XV del Tempo ordinario
Prima lettura: Am 7, 12-15
Salmo: 84
Seconda lettura: Ef 1, 3-14
Vangelo: Mc 6, 7-13