· Città del Vaticano ·

L’intenzione di preghiera del mese di luglio

Per offrire compassione
e speranza agli ammalati

 Per offrire compassione e speranza agli ammalati  QUO-149
03 luglio 2024

L’unzione degli infermi non è l’anticamera del «becchino» ma il «segno visibile» che anche nella sofferenza c’è spazio per la «cura» dello spirito e la speranza. Lo ricorda Papa Francesco nel video — pubblicato ieri pomeriggio sul sito www.thepopevideo.org e tramite l’app Clik To Pray — con l’intenzione affidata per il mese di luglio alla sua Rete mondiale di preghiera.

«Questo mese preghiamo per la pastorale degli infermi» esordisce il Pontefice nel breve filmato, che illustra i momenti salienti dell’amministrazione del sacramento in due situazioni diverse per ambiente sociale, età e condizione clinica dell’ammalato, ma unite dalla gioia della grazia ricevuta e dall’affetto dei cari che si stringono intorno a chi fa esperienza del dolore e della fragilità.

Girate in due diocesi statunitensi — quella di Allentown, in Pennsylvania, e quella di Los Angeles, in California — le immagini sono scandite dalle parole del Papa, il quale mette subito in evidenza il senso autentico dell’unzione degli infermi. Che — puntualizza — «non è un sacramento solo per coloro che sono in punto di morte»: quando, infatti, «il sacerdote si avvicina a una persona per amministrarle l’unzione degli infermi, non sta necessariamente aiutandola a congedarsi dalla vita», perché questo significherebbe «rinunciare a ogni speranza» e «dare per scontato che dopo il sacerdote arriverà il becchino». Al contrario, l’unzione degli infermi va considerata «uno dei “sacramenti di guarigione”, di “cura”, che sana lo spirito». E dunque, insiste il Papa, è «consigliabile» amministrarla «quando una persona è molto malata» e «quando una persona è anziana».

«Preghiamo — è l’invito di Francesco con cui si chiude il video — perché il sacramento dell’unzione degli infermi doni alle persone che lo ricevono e ai loro cari la forza del Signore, e diventi sempre più per tutti un segno visibile di compassione e di speranza».

Parole riprese e rilanciate dal gesuita Frédéric Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera, il quale ribadisce la necessità di «riscoprire tutta la profondità e il vero senso» dell’unzione degli infermi, «non solo come una preparazione alla morte, ma come un sacramento che offre conforto» ai malati e ai loro cari, e «forza a coloro che li assistono».

La persona che sperimenta la malattia «non è sola», rimarca il religioso. «Con il sacerdote e le persone presenti — ricorda — è tutta la comunità cristiana che la sostiene con le preghiere, nutrendo la sua fede e la sua speranza». Tutti, aggiunge, «conosciamo persone malate»: dunque, esorta, «preghiamo per loro, e se riteniamo che stiano affrontando una malattia grave, o magari sono anziani in condizioni sempre più precarie, non esitiamo a proporre loro di vivere questo sacramento di consolazione e speranza».

Realizzato da un gruppo di professionisti dell’arcidiocesi di Los Angeles e tradotto in 23 lingue, con una copertura stampa in 114 Paesi, il video è stato creato e prodotto dalla Rete mondiale di preghiera, con la collaborazione del Dicastero per la comunicazione, ed è distribuito dall’agenzia La Machi.