02 luglio 2024
Quando siamo scesi alla stazione di Messina la luce era abbagliante come solo può esserlo quella di Sicilia nei pomeriggi estivi. E ancora oggi a distanza di più di cinquant’anni devo chiudere gli occhi per vedere meglio, devo schermarmi la vista per non farmi accecare non solo dalla luce ma da tutto questo tempo che è trascorso.
Io guardavo le siepi di lentisco, con la coda dell’occhio seguivo il muretto che divideva la ferrovia dalla strada. Bisognava aspettare il pullman perché era in ritardo. Mio padre con la sua valigia in mano e io con la mia piccola valigetta che mi aveva preparato mia madre per quel viaggio. Ancora il ricordo dei genitori mi abbaglia. Chi allora mi era sembrato eterno, non esiste più da tanto, e io mi domando come sia stato possibile, qual è stato l’errore, per ...
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