· Città del Vaticano ·

L’Angelus in piazza San Pietro

«Tornino presto a casa
i prigionieri di guerra»

 «Tornino presto a casa   i prigionieri di guerra»  QUO-147
01 luglio 2024

Un pensiero per «tutte le popolazioni ferite o minacciate» dai combattimenti e un appello alla liberazione dei prigionieri di guerra, affinché tornino presto a casa: li ha rivolti Papa Francesco al termine dell’Angelus di sabato 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo. Prima della preghiera mariana, recitata con i fedeli presenti in piazza San Pietro e con quanti erano collegati attraverso i media, il Pontefice aveva commentato il brano liturgico del Vangelo di Matteo (16, 19), soffermandosi sulle parole di Gesù: «A te darò le chiavi del Regno dei cieli».

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nel Vangelo Gesù dice a Simone, da Lui soprannominato Pietro: «A te darò le chiavi del Regno dei cieli» (Mt 16, 19). Per questo vediamo spesso San Pietro raffigurato con due grandi chiavi in mano, come nella statua che si trova qui, in questa Piazza. Quelle chiavi rappresentano il ministero di autorità che Gesù gli ha affidato a servizio di tutta la Chiesa. Perché l’autorità è un servizio, e un’autorità che non è servizio è dittatura.

Stiamo attenti, però, a intendere bene il senso di questo. Le chiavi di Pietro, infatti, sono le chiavi di un Regno, che Gesù non descrive come una cassaforte o una camera blindata, ma con altre immagini: un piccolo seme, una perla preziosa, un tesoro nascosto, una manciata di lievito (cfr. Mt 13, 1-33), cioè come qualcosa di prezioso e di ricco, sì, ma al tempo stesso di piccolo e di non appariscente. Per raggiungerlo, perciò, non serve azionare meccanismi e serrature di sicurezza, ma coltivare virtù come la pazienza, l’attenzione, la costanza, l’umiltà, il servizio.

Dunque, la missione che Gesù affida a Pietro non è quella di sbarrare le porte di casa, permettendo l’accesso solo a pochi ospiti selezionati, ma di aiutare tutti a trovare la via per entrare, nella fedeltà al Vangelo di Gesù. Tutti, tutti, tutti possono entrare.

E Pietro lo farà per tutta la vita, fedelmente, fino al martirio, dopo aver sperimentato per primo su di sé, non senza fatica e con tante cadute, la gioia e la libertà che nascono dall’incontro con il Signore. Lui per primo, per aprire la porta a Gesù, ha dovuto convertirsi, e capire che l’autorità è un servizio. E non è stato facile per lui. Pensiamo: proprio poco dopo che aveva detto a Gesù: “Tu sei il Cristo”, il Maestro lo ha dovuto rimproverare, perché si rifiutava di accettare la profezia della sua passione e morte di croce (cfr. Mt 16, 21-23).

Pietro ha ricevuto le chiavi del Regno non perché era perfetto — no, era un peccatore —, ma perché era umile, onesto e il Padre gli aveva donato una fede schietta (cfr. Mt 16, 17). Perciò, affidandosi alla misericordia di Dio, ha saputo sostenere e fortificare, come gli era stato chiesto, anche i suoi fratelli (cfr. Lc 22, 32).

Oggi possiamo chiederci: io coltivo il desiderio di entrare, con la grazia di Dio, nel suo Regno, e di esserne, con il suo aiuto, custode accogliente anche per gli altri? E per farlo, mi lascio “limare”, addolcire, modellare da Gesù e dal suo Spirito, lo Spirito che abita in noi, in ognuno di noi?

Maria, Regina degli Apostoli, e i Santi Pietro e Paolo ci ottengano, con la loro preghiera, di essere gli uni per gli altri guida e sostegno per l’incontro con il Signore Gesù.

Al termine dell’Angelus, salutando «in modo particolare» i romani in occasione della festa dei santi patroni, Francesco ha rinnovato la preghiera per la pace in Ucraina, rendendo grazie per la liberazione di due sacerdoti greco-cattolici redentoristi, Ivan Levitskyi e Bohdan Heleta. Dal Pontefice è giunto anche l’invito a pregare per tutte le persone in difficoltà e a donare la vita «con gratuità», perché «la vita non si vende».

Cari fratelli e sorelle,

saluto tutti voi, venuti nella festa dei Santi Pietro e Paolo, in modo particolare saluto i romani! Oggi vorrei che il mio saluto arrivasse a tutti gli abitanti di Roma, proprio tutti, insieme con la mia preghiera: per le famiglie, specialmente quelle che fanno più fatica; per gli anziani, quelli più soli; per i malati, i carcerati, e quanti per vari motivi sono in difficoltà. Auguro a ciascuno di fare l’esperienza di Pietro e di Paolo, cioè che l’amore di Gesù Cristo salva la vita e spinge a donarla, spinge a donarla con gioia, con gratuità. La vita non si vende!

Saluto i Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione, riuniti a Roma per il loro Capitolo generale; e mi congratulo per la grande infiorata organizzata dalla “Pro Loco” in Piazza Pio xii , realizzata da maestri infioratori di varie parti d’Italia. Grazie, grazie tante! Le vedo da qui, sono belle!

Penso con dolore ai fratelli e alle sorelle che soffrono per la guerra: pensiamo a tutte le popolazioni ferite o minacciate dai combattimenti, che Dio le liberi e le sostenga nella lotta per la pace. E rendo grazie a Dio per la liberazione dei due sacerdoti greco-cattolici. Possano tutti i prigionieri di questa guerra tornare presto a casa! Preghiamo insieme: tutti i prigionieri tornino a casa.

Auguro a tutti voi buona festa. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!