Lo ritenevano troppo “paesano”, troppo familiare: non poteva essere un profeta. Non potevano credere alle parole di un falegname. E, così, i paesani di Gesù si scandalizzavano di lui.
Gesù nascondeva un mistero, ma i suoi stessi parenti, i vicini di casa, si chiudono al suo insegnamento, alla sua luce. Un grande pensatore diceva che «i pregiudizi sono i ragionamenti degli stupidi» (Voltaire). E un vecchio maestro ripeteva: «Non si giudica mai, né per sentimento, né per risentimento!».
Quando una persona è prevenuta, non ascolta, è sorda: la sua mente è già occupata, e la verità non entra. Dovremmo stare attenti, nei nostri rapporti con gli altri. «La maggior parte delle persone crede di pensare, mentre in realtà organizza semplicemente i propri pregiudizi» (William James).
Dobbiamo riconoscere che un po’ tutti abbiamo — anche inconsapevolmente — i nostri pregiudizi intoccabili, che non verranno mai scalfiti dalle obiezioni degli altri.
Cerchiamo, invece, di controllare le nostre idee, confrontandole con quelle degli altri, per scoprire una parte di verità in tutti. Quante volte noi soffochiamo tante energie negli altri, con giudizi cattivi e offensivi. Quanti scoraggiamenti provochiamo con le nostre parole taglienti. Quante speranze riusciamo a spegnere con un nostro sguardo carico di invidia.
Impariamo a giudicare con carità cristiana, pensando a quanto scriveva un poeta francese: «Il giudizio è la facoltà che acquistiamo più tardi e perdiamo più presto del necessario: i bambini non ne hanno ancora, i vecchi non ne hanno più!» (Alfred de Vigny).
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
Domenica 7 luglio,
XIV del Tempo ordinario
Prima lettura: Ez 2, 2-5;
Salmo: 122;
Seconda lettura: 2 Cor 12, 7-10;
Vangelo: Mc 6, 1-6.